
“Stare fermi non è più un’opzione”. Parole chiare e precise quelle dette ieri da Sergio Mattarella che in pratica ha lanciato un appello all’azione per il futuro dell’Ue durante il XVIII Simposio Cotec Europa, tenutosi a Coimbra, storica città universitaria portoghese. Al suo fianco, il Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa, il Re di Spagna Felipe VI e l’ex Presidente della Bce ed ex Premier Mario Draghi, che ha a sua volta lanciato un duro monito sulla nuova realtà del commercio internazionale. Il filo conduttore dell’intervento di Mattarella è chiaro: l’Unione europea deve accelerare il proprio cammino verso un’integrazione più profonda, rilanciando la propria competitività e dotandosi finalmente di una difesa comune, attesa da oltre settant’anni. In un contesto geopolitico radicalmente mutato, segnato da instabilità globale e nuove forme di protezionismo, l’Europa, per il Capo dello Stato, non può più permettersi indugi o “ingiustificate ritrosie”.
“È necessario agire con misure efficaci e allo stesso tempo ambiziose. L’Europa deve affrontare le sfide globali con unità d’intenti, consapevole che competitività e sicurezza sono priorità intimamente connesse”, ha affermato Mattarella, citando simbolicamente Puccini e il suo ‘Nessun dorma’ come invito a un risveglio dell’azione politica europea.
Difesa comune

Uno dei passaggi più forti del discorso del Capo dello Stato ha messo al centro dell’attenzione la necessità improrogabile di una difesa comune europea. Il tema, annoso e spesso rimandato, è tornato prepotentemente al centro del dibattito europeo in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, alle crescenti tensioni nel Mar Cinese e al ridimensionamento del ruolo degli Stati Uniti come garanti dell’equilibrio globale. “Non è difficile immaginare quale sarebbe oggi la condizione dell’Unione, se avessimo compiuto quel salto di qualità politico quando si poteva. Invece siamo in ritardo, in rincorsa, e dobbiamo avvertirne l’urgenza”, ha ammonito Mattarella.
L’iniziativa della Commissione europea sul tema rappresenta, secondo il Presidente, un “primo fondamentale passo” e dimostra che l’Unione ha “piena consapevolezza della posta in gioco”. Per Mattarella, è giunto il momento di sfruttare appieno i vantaggi di scala propri di un ordinamento sovranazionale e di reagire con decisione agli shock esogeni, come è stato fatto, a esempio, in risposta alla pandemia.
Una competitività a rischio

Il discorso del Capo dello Stato si è esteso successivamente al terreno economico e tecnologico, sottolineando l’importanza della competitività dell’Unione come condizione per rilanciare integrazione e coesione interna. “Dobbiamo lavorare insieme per un’Europa più competitiva, tecnologicamente avanzata e quindi più sicura”, ha detto Mattarella. “Non possiamo rischiare di restare indietro rispetto alla frontiera tecnologica. Le conseguenze dell’inazione sarebbero gravi: arretramento del benessere, vulnerabilità strategica, perdita di credibilità internazionale.”
Il Presidente ha citato il Rapporto Letta, che ha messo in luce le potenzialità ancora inespresse del Mercato unico europeo, auspicandone l’estensione a settori finora trascurati come energia, finanza, telecomunicazioni, ricerca e innovazione.
Uno dei nodi più delicati è rappresentato dalla dipendenza da materie prime critiche: “Serve una strategia per assicurare forniture stabili, basata su accordi con partner affidabili. La sicurezza degli approvvigionamenti è ormai una questione strategica”.
Parola a Draghi
A gettare una luce ancora più fosca sulla situazione è intervenuto anche Mario Draghi, che ha tracciato un’analisi lucida, e perché no preoccupata, del contesto internazionale: “Viviamo un periodo di profondi cambiamenti nel commercio e nelle relazioni internazionali. I recenti dazi e le azioni unilaterali hanno segnato un punto di rottura dell’ordine multilaterale, in modo difficilmente reversibile”, ha detto l’ex Presidente della Banca centrale europea. Secondo Draghi, la crisi del Wto, l’organo di regolazione del commercio globale, e la politica commerciale sempre più assertiva degli Stati Uniti stanno erodendo le fondamenta del sistema economico internazionale postbellico. “È azzardato credere che torneremo alla normalità nei rapporti commerciali con gli Usa, dopo una rottura così grave, nulla tornerà come prima”, ha avvertito.
Draghi ha quindi sottolineato la necessità per l’Europa di costruire autonomamente la propria crescita economica, riducendo la dipendenza dai mercati statunitensi e puntando su innovazione, investimenti e coesione interna.