martedì, 13 Maggio, 2025
Esteri

Hamas rilascia l’ostaggio Edan Alexander. Netanyahu: niente tregua, senza gli altri rapiti

Il presidente Trump, oggi possibile incontro in Arabia Saudita del leader siriano Jolani

Rilasciato ieri da Hamas l’ostaggio americano-israeliano Edan Alexander dopo oltre 580 giorni di prigionia. Il 20enne, cresciuto in New Jersey e rapito il 7 ottobre 2023 mentre da soldato israeliano si trovava in una base militare intorno alla Striscia, è stato rilasciato ieri pomeriggio come gesto di buona volontà da parte di Hamas nei confronti del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che oggi arriverà in visita nella Regione. l rilascio è avvenuto a Sud della Striscia in orario annunciato (17:30 italiane) senza il consueto palco-show di Hamas.

L’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha chiamato ieri pomeriggio i genitori di Alexander, Yael e Adi, per informarli della notizia. Gli Alexander sono volati in Israele con l’inviato statunitense per gli ostaggi Adam Boehler, per arrivare in tempo per il rilascio del figlio. “Siamo rimasti completamente sorpresi dalla chiamata di Witkoff. Sapevamo dei negoziati, ma non di uno sviluppo così positivo”, hanno detto i genitori.

L’attesa in New Jersey

Centinaia di persone si sono radunate nel centro di Tenafly, nel New Jersey, città natale dell’ostaggio Edan Alexander, in attesa della liberazione del giovane dopo 584 giorni in cattività a Gaza. Le persone sono scese in piazza avvolte nelle bandiere israeliane. Alexander è cresciuto nel New Jersey e all’età di 18 anni ha deciso di servire nell’Idf, arruolandosi nella brigata Golani. Era nella sua base quando è stato rapito il 7 ottobre 2023. Einav Zangauker, madre dell’ostaggio Matan, ha dichiarato in una nota che suo figlio è tenuto prigioniero insieme a Idan: “sono entrambi in un tunnel buio, senza altri ostaggi”. Attualmente Hamas tiene in ostaggio 14 soldati israeliani, otto dei quali sono stati dichiarati morti, tra cui il corpo del tenente Hadar Goldin, ucciso nel 2014.

Netanyahu, niente tregua

“Il rilascio di un ostaggio israeliano-americano annunciato da Hamas non porterà a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, nè al rilascio dei detenuti palestinesi. Lo ha detto ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In una dichiarazione del suo ufficio, Netanyahu – al contrario – ha ribadito che i negoziati per un possibile accordo che garantisca il rilascio di tutti gli ostaggi a gaza saranno condotti “sotto il fuoco nemico” e che il suo paese sta preparando “un’intensificazione dei combattimenti”.

Hamas farà solo politica

Fonti palestinesi riferiscono che Hamas proporrà di operare esclusivamente come organizzazione politica, con il suo arsenale di armi posto sotto la stretta supervisione egiziana. Lo riporta Haaretz. Questo passaggio dei negoziati dovrebbe essere discusso in fasi successive dei colloqui, a condizione che Israele accetti di andare avanti.

Secondo le fonti, i collaboratori dell’inviato del presidente Usa, Steve Witkoff, avrebbero guidato i negoziati con Hamas in Qatar, dove hanno incontrato il capo negoziatore Khalil al-Hayya, e altri membri dell’ufficio politico del gruppo islamista. Hamas si è mostrato disponibile ad accettare un accordo parziale che comporterebbe il rilascio di dieci ostaggi, ma vuole che gli Stati Uniti garantiscano la fine della guerra al termine delle fasi.

Siria, truppe USA riposizionate

Le forze militari Usa nel nord-est della Siria hanno ricevuto nelle ultime ore “consistenti rinforzi” accompagnati da “militari statunitensi” nelle varie basi al confine con Iraq e Turchia. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui un convoglio con 25 camion ha oltrepassato il confine dal Kurdistan iracheno alla Siria nord-orientale portando mezzi militari, tra cui carri armati M1 Abrams, munizioni e altre attrezzature militari e logistiche.

Secondo le fonti, i rinforzi e i nuovi soldati, tra cui ufficiali, sono stati distribuiti nelle basi di Kobane, al confine con la Turchia, in quella di Deirik (Malkiye), in quella di Rmeilan, sempre nel distretto di Deirik al confine con l’Iraq, e in quella di Shaddade, nella regione di Hasake. Nelle scorse settimane il governo americano aveva annunciato una riduzione delle truppe nel nord-est siriano, passando da circa 2000 unità attuali a 900.

Trump, oggi possibile incontro con Jolani

I media siriani riferiscono della presenza dell’autoproclamato presidente siriano Ahmad al Sharaa (Jolani) a un incontro multilaterale col presidente americano Donald Trump oggi in Arabia Saudita. Se questa notizia dovesse esser confermata, sarebbe la prima occasione per Jolani di incontrare di persona il nuovo presidente americano.

I media di Damasco affermano che in vista della visita di Trump in Arabia Saudita e in Medio Oriente, si terrà oggi 13 maggio a Riad un incontro tra lo stesso Trump, il principe ereditario e leader di fatto dell’Arabia Saudita Muhammad Bin Salman, il presidente libanese Joseph Aoun e il presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen).

A questo incontro, affermano i media, è stato invitato anche il presidente siriano, che ha preso il potere lo scorso 8 dicembre a Damasco.

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