mercoledì, 7 Maggio, 2025
Società

Conto alla rovescia per l’elezione del 267esimo Papa, Vescovo di Roma e Pastore Universale della Chiesa

Un solo posto e 133 aspiranti

È difficile immaginare chi possa essere il preferito a tale suprema carica. Di certo è che vi sono rappresentanti di più continenti tra i quali sceglierlo per dare alla Chiesa e al mondo una guida all’altezza delle sfide conseguenti alla globalizzazione, all’interculturalità e all’evidente smisurato progresso/squilibrio che si vive sul Pianeta.
È anche difficile non pensare che ogni elettore, in cuor proprio, ambirebbe a tale ruolo, per cui potrebbe accadere che qualche Cardinale possa votare sé stesso. Di certo è che per l’elezione del Sommo Pontefice occorre la confluenza sulla stessa persona di almeno i due terzi dei voti degli elettori, cioè almeno 89 voti.

I titoli cattedratici del Papa

Nella storia della Chiesa numerosi sono stati i titoli onorifici, ognuno dei quali con significato teologico, giuridico o simbolico. Nel tempo alcuni sono stati dismessi o considerarti come valore storico. Per conoscere i titoli ufficiali del papa, tuttora in uso, bisogna consultare l’Annuario Ufficiale della Santa Sede.
Il Papa, come si rileva nell’organigramma della Santa Sede e della Chiesa cattolica, è successore di San Pietro, primo vescovo di Roma.
Proprio nel nuovo Annuario Pontificio, ad iniziare da Papa Francesco, sono indicati anche gli altri titoli sotto la denominazione “titoli storici” per sottolinearne “il legame con la storia del papato” insito dal momento in cui viene designato dal conclave alla guida della Chiesa di Roma. Sono i titoli collegati alla nomina, nella loro attualità, insieme alle note biografiche.
Il Papa è “Vicariò di Gesù Cristo”, appunto perché rappresenta il Cristo sulla Terra; è “Successore del Principe degli Apostoli”, cioè San Pietro capo degli apostoli; “Sommo Pontefice della Chiesa Universale”; “Primate d’Italia”, ormai considerato piuttosto onorifico; “Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana, per estensione dall’essere vescovo di Roma; “Sovrano dello Stato della Città del Vaticano”, proprio per il riconoscimento giuridico del suo ruolo politico e territoriale.
In merito nella nostra Costituzione è ben evidenziato questo ruolo nell’articolo 7 che così recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.”
Il Papa ha, altresì, il titolo di “Servo dei Servi di Dio” nel quale si annida l’alto senso dell’umiltà, introdotto da Papa Gregorio I (540/604), il 64esimo, detto Magno, ovvero il grande, per il suo intenso pontificato, non solo come guida politica e religiosa della Città di Roma, ma – soprattutto – per il segno lasciato nella storia della Chiesa, considerato un dottore della Chiesa e santo, venerato come tale anche dalle Chiese ortodosse.

Curiosità sugli elettori

Spulciando sulle principali notizie personali dei 133 candidati/elettori, si notano profili sindacabili solamente dalle qualità supreme dello Spirito Santo al quale, almeno in teoria, ogni candidato si sottopone, se non altro per il peso della responsabilità che lo attende in un momento storico particolarmente turbolento e intricato dentro e fuori la Chiesa.
Una cosa è certa e cioè che Papa Francesco durante il suo pontificato in 12 anni, ha nominato ben 123cardinali fra gli attuali 133 elettori. Una grande responsabilità di continuità, di discontinuità o di transizione, per cui ogni aiuto, come in “Lumen gentium”, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II del 21 novembre 1964, sarà diguida maestra.
È singolare che tra i Cardinali elettori ve ne sia uno nato proprio il 21 aprile di sessanta anni or sono sul cui capo sembrano confluire ampi consensi dei comuni mortali.
In attesa della fumata bianca

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