lunedì, 21 Aprile, 2025
Esteri

Israele bombarda ancora Gaza, 25 morti. Papa: “Situazione ignobile”

Netanyahu: "Guerra fino alla distruzione di Hamas, Teheran non avrà l'atomica". Negoziati costruttivi sul nucleare iraniano a Roma

L’intreccio tra il conflitto israelo-palestinese e la partita geopolitica sull’Iran rende ogni passo diplomatico sul Medio Oriente fragile e potenzialmente reversibile. A soffrirne, come sempre, sono i civili. Solo nella giornata di venerdì 19 aprile, Israele ha condotto una nuova ondata di raid sulla Striscia di Gaza, provocando almeno 54 vittime, tra cui donne e bambini. È stato Mahmoud Bassal, portavoce della protezione civile di Gaza, a fornire il bilancio provvisorio, sottolineando che il numero dei morti potrebbe aumentare. Dall’alba di sabato, riferisce l’agenzia, almeno altre 25 persone hanno perso la vita sotto i colpi dell’aviazione israeliana. A queste cifre si aggiungono le 15 vittime tra i soccorritori uccisi a Rafah il 23 marzo scorso, un episodio che continua a sollevare polemiche. L’esercito israeliano ha rimosso il vicecomandante dell’unità di ricognizione della Brigata Golani, giudicato responsabile dell’attacco al convoglio di ambulanze. L’Idf ha parlato di “errori professionali” e “violazioni del protocollo militare”, ma ha escluso trasgressioni al codice etico, una distinzione che non ha placato le critiche internazionali.

Il grido del Papa e la voce del Patriarca

E mentre le bombe continuano a cadere, le parole del Papa risuonano come un monito: “Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile”. Nel messaggio “urbi et orbi” pronunciato ieri da mons. Diego Ravelli, papa Francesco ha lanciato un appello accorato per un immediato cessate il fuoco: “A Gaza la situazione umanitaria è drammatica e ignobile. Si liberino gli ostaggi e si presti aiuto a chi ha fame e sogna la pace”. Il pontefice ha voluto rivolgere un pensiero particolare alla comunità cristiana di Gaza, schiacciata tra le macerie di una guerra senza fine. Un tono altrettanto grave ha adottato il patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, durante l’omelia pasquale: “Non siamo illusi. Le soluzioni sembrano sempre più lontane, e non nutriamo molte speranze nei nostri governanti”. Il cardinale ha parlato di una “piccola barca ancorata alla vita, in un mare di dolore”, riferendosi alla comunità cristiana che resiste tra le rovine.

Netanyahu: “Guerra fino alla fine”

Tuttavia da parte israeliana la politica resta improntata alla guerra a oltranza. In un discorso televisivo, il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito il suo obiettivo: “Non ci fermeremo finché Hamas non sarà completamente distrutto. La resa non è un’opzione”. Ha poi rilanciato l’impegno a impedire all’Iran di dotarsi di armi nucleari, rivendicando di aver già in passato ritardato il programma atomico di Teheran. Nel suo intervento, il premier ha voluto anche rassicurare le famiglie degli ostaggi: “Non rinunceremo a nessuno di loro, né vivo né morto”.Tuttavia, le stesse famiglie hanno espresso frustrazione: “Netanyahu non ha un piano. Ha parlato solo di cosa non fare, ma non ci ha detto cosa si debba fare”, ha dichiarato il Forum degli ostaggi e dei dispersi. A dar voce all’ala più estremista del governo è stato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che ha di nuovo invocato l’occupazione totale della Striscia. In un post pubblicato su X, Smotrich ha definito questa soluzione come “la via più rapida per riportare a casa gli ostaggi”.

Tensioni interne in Israele

Ma intanto si aggrava la crisi istituzionale all’interno dello Stato israeliano. Il direttore del servizio di sicurezza interno Shin Bet, Ronen Bar, ha annunciato che presenterà a metà maggio le sue dimissioni per evitare un ulteriore scontro con la politica di Netanyahu. L’episodio nasce da un controverso licenziamento da parte del premier, che secondo Bar avrebbe cercato di ottenere da lui una testimonianza favorevole nel processo penale che lo vede coinvolto. Se confermate, queste accuse rischiano di minare ulteriormente la fiducia tra potere esecutivo e magistratura in Israele, in un momento in cui il Paese è già profondamente diviso.

Spiragli a Roma: colloqui Iran-USA

Sul fronte diplomatico, si segnala invece un cauto ottimismo in seguito ai colloqui tra Stati Uniti e Iran sul dossier nucleare che si sono tenuti a Roma. Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha definito l’incontro “costruttivo” e ha ribadito la disponibilità dell’Italia a facilitare il dialogo tra le parti. “L’Iran mi ha confermato che non intende costruire l’arma atomica”, ha dichiarato Tajani, aggiungendo che Teheran sarebbe disposta a riprendere le ispezioni nei siti nucleari, un passo importante per il ritorno al JCPOA, l’accordo nucleare del 2015. Anche il capo della diplomazia iraniana Abbas Araghchi ha lodato il ruolo dell’Italia, ringraziando Tajani per il coordinamento con l’Oman. “Se prevarranno realismo e buona volontà, si potrà giungere a una soluzione”, ha detto il diplomatico iraniano.

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