La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso, nelle prime ore di sabato, una sentenza che blocca temporaneamente le deportazioni dei cittadini venezuelani detenuti nel nord del Texas, invocando una legge risalente al XVIII secolo. In base a questa decisione, i giudici hanno ordinato all’amministrazione Trump di sospendere qualsiasi procedura di espulsione nei confronti dei migranti trattenuti presso il centro di detenzione Bluebonnet “fino a nuova disposizione”. Tuttavia, i giudici Clarence Thomas e Samuel Alito si sono dissociati dalla decisione presa dalla maggioranza, manifestando il loro dissenso. La sentenza è arrivata in seguito a un ricorso urgente presentato dall’American Civil Liberties Union, che ha fortemente criticato l’applicazione dell’Alien Enemies Act del 1798 da parte delle autorità federali, utilizzato come base legale per giustificare queste deportazioni. In precedenza, due giudici federali avevano scelto di non intervenire sul caso, mentre la Corte d’appello del 5° circuito non si è ancora pronunciata in merito. L’Alien Enemies Act, una legge raramente applicata nella storia degli Stati Uniti, è stato utilizzato solo in tre occasioni, l’ultima delle quali risale alla Seconda Guerra Mondiale, quando fu invocato per giustificare l’internamento di civili nippo-americani. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, invece, ha sostenuto che questa legge permetta di procedere in modo rapido con l’espulsione degli immigrati sospettati di avere legami con la gang criminale Tren de Aragua, indipendentemente dal loro status legale o dalle circostanze specifiche.
