Importante traguardo raggiunto dagli scienziati nella produzione di carne coltivata. E’ stato creato un pezzo di pollo delle dimensioni di una crocchetta grazie a un innovativo metodo che fornisce nutrienti e ossigeno ai tessuti artificiali. Finora, i laboratori erano in grado di produrre solo minuscole sfere cellulari di meno di 1 millimetro di spessore, senza replicare la consistenza muscolare. Ora, un team giapponese ha realizzato un pezzo di pollo di 7 centimetri di larghezza, 2 centimetri di spessore e 30 grammi di peso, il più grande mai ottenuto in laboratorio. Questo risultato è stato possibile grazie a un bioreattore che simula il sistema circolatorio, utilizzando 50 fibre cave per distribuire nutrienti e ossigeno, permettendo la crescita su distanze cellulari maggiori. Il pezzo di pollo non è stato assaggiato né prodotto con materiali alimentari. “È interessante scoprire che queste fibre possono contribuire alla creazione di tessuti artificiali”, ha affermato Shoji Takeuchi, professore presso l’Università di Tokyo. Le fibre cave potrebbero rappresentare una soluzione scalabile per produrre carne coltivata intera. Nonostante i progressi, restano diverse sfide da affrontare, come replicare la consistenza e il sapore della carne, migliorare l’apporto di ossigeno e perfezionare l’automazione per rimuovere le fibre cave. Inoltre, sarà fondamentale utilizzare materiali di qualità alimentare affinché la carne coltivata diventi adatta al consumo umano. Negli USA, l’opinione pubblica sulla carne coltivata è ancora divisa. Un sondaggio del 2024 ha rivelato che un terzo dei consumatori rifiuta il pollo coltivato, mentre il 40% evita il maiale. Motivazioni etiche e ambientali spingono alcuni verso alternative vegetali. Attualmente, questa innovazione è venduta solo a Singapore, negli Stati Uniti e in Israele. Negli USA, due aziende californiane hanno ottenuto autorizzazioni, mentre alcuni stati ne vietano la vendita.