È decollato ieri, poco dopo le 11, l’aereo di Stato che ha portato Giorgia Meloni a Washington per uno degli incontri più delicati e strategici del suo mandato. Ad attenderla, oggi, c’è il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per un bilaterale alla Casa Bianca che si preannuncia denso di contenuti, con un dossier particolarmente sensibile al centro: quello dei dazi tra Stati Uniti e Unione europea. La missione americana del Premier si inserisce in una fase geopolitica e commerciale estremamente complessa, ma anche ricca di opportunità per l’Italia, per l’Europa e per i rapporti transatlantici. A rafforzare la posizione italiana in questo difficile equilibrio, c’è il coordinamento stretto con Bruxelles, e in particolare con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha sostenuto l’impostazione italiana per un dialogo improntato a “zero dazi” e cooperazione rafforzata. “In questa fase tanto complessa quanto in rapida evoluzione è necessario ragionare con lucidità, lavorare con concretezza, lavorare con pragmatismo”, le parole del leader di Fratelli d’Italia contenuto in un videomessaggio inviato all’Assemblea Generale del Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano.
La linea negoziale che Meloni porta a Washington è chiara e condivisa: evitare una guerra commerciale con gli Stati Uniti e costruire un “grande mercato unico occidentale”. Lo ha ribadito anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani: “L’obiettivo resta quello di non avere una guerra commerciale. Zero tasse, zero tassi: questa è la nostra visione di futuro condiviso con gli Usa”.
Test cruciale

Il vertice con Trump sarà quindi un test cruciale, non solo per la tenuta delle relazioni bilaterali Italia-Usa, ma anche per la compattezza dell’Unione europea sul fronte commerciale. Il rischio, paventato da diversi osservatori, è che un eventuale fallimento nei negoziati porti a un ritorno delle tariffe imposte durante la precedente amministrazione Trump, con impatti devastanti per settori chiave del Made in Italy come l’agroalimentare e l’automotive. “Se i negoziati non andranno a buon fine”, le parole del Commissario europeo alla Giustizia, Michael McGrath, “ci faremo trovare pronti. Ma vogliamo una soluzione negoziata, vantaggiosa per entrambi, e continueremo a lavorare per evitare il ‘no deal’”.
Il Presidente del Consiglio arriva a Washington in una posizione delicata, ma anche centrale. Da un lato, la credibilità costruita negli ultimi mesi all’interno delle istituzioni europee le consente di presentarsi come interlocutrice affidabile anche per Bruxelles. Dall’altro l’Italia (terza economia dell’eurozona e snodo fondamentale nel Mediterraneo) gioca un ruolo strategico negli equilibri geopolitici globali, dalla sicurezza energetica alle crisi internazionali. Lo ha sottolineato anche il Ministro della Difesa Guido Crosetto: “Il Primo Ministro si confronterà a 360° con Trump, parlando di dazi, ma anche di Ucraina, Medio Oriente e cooperazione multilaterale”.
Anche il mondo delle imprese guarda con attenzione all’esito del vertice. “Abbiamo dato un messaggio chiaro al Premier”, ha detto il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, “non è sola. Gli imprenditori italiani ed europei produttivi sono con lei. Speriamo che la trattativa sia positiva, chi non lo spera è un pazzo”.
Il Made in Italy
Uno dei punti più caldi in discussione è proprio la tutela del Made in Italy, con particolare riferimento al comparto agroalimentare. Il Ministro Francesco Lollobrigida, intervenuto a Brescia all’assemblea del Consorzio del Grana Padano, ha ribadito: “Non abbiamo intenzione di rinunciare a nulla di quello che abbiamo conquistato. Il Grana Padano è un’eccellenza. Se il Premier non riuscirà a diminuire i dazi, il governo è pronto a intervenire con sostegni”. Meloni stessa, nel corso di un videomessaggio, ha definito il settore agroalimentare “un pilastro della nostra economia”, ribadendo che “il governo continuerà a sostenere chi produce e difende la nostra identità nel mondo”.
JD Vance a Roma
Ad alimentare ulteriormente l’intensità del dialogo bilaterale, il giorno dopo l’incontro con Trump, e cioè domani, sarà a Roma il Vicepresidente americano JD Vance, che resterà in Italia fino al 20. Accompagnato dalla moglie, la Second Lady Usha Vance, incontrerà Meloni a Palazzo Chigi e avrà anche un incontro ufficiale con il Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Pietro Parolin. Secondo la Casa Bianca, la visita servirà a rafforzare la cooperazione economica e geopolitica tra Italia e Stati Uniti e a consolidare l’alleanza nell’Indo-Pacifico, visto che Vance partirà successivamente per l’India per incontrare il premier Narendra Modi.
La visita americana di Meloni si colloca anche nel pieno di una stagione diplomatica molto intensa. Il 29 aprile è atteso a Roma il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, per un summit intergovernativo e il Forum Italia-Turchia. Sul fronte europeo, Meloni ha accolto con favore la proposta di lista Ue dei “Paesi sicuri di origine” presentata dalla Commissione europea, che include Bangladesh, Egitto e Tunisia, e che punta a rafforzare il controllo dei flussi migratori attraverso procedure accelerate di frontiera. “È la conferma”, ha spiegato, “che l’approccio italiano sta facendo scuola in Europa. Difesa dei confini, partenariati paritari, politica di rimpatri: la strada è quella giusta”.
California vs Trump
Da segnalare poi che il Governatore della California, Gavin Newsom, ha avviato un’azione legale contro Trump, per contestare l’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni. La causa, annunciata insieme al Procuratore generale Rob Bonta, rappresenta la prima risposta legale da parte di uno Stato contro la nuova politica tariffaria dell’amministrazione Trump. Secondo quanto riportato da ‘Politico’, le nuove tariffe minacciano di causare gravi danni economici alla California, colpendo settori chiave come la tecnologia e l’agricoltura, fortemente legati al commercio internazionale. Newsom ha definito i dazi “illegali” e accusato Trump di creare instabilità economica, con conseguenze dirette su famiglie e imprese californiane.
Stime al ribasso
Da ricordare infine che ieri Fitch Ratings ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita globale per il 2025, stimando un’espansione inferiore al 2%, la più debole dal 2009 se si escludono la pandemia e le crisi commerciali. La revisione, contenuta in un aggiornamento straordinario delle prospettive economiche, è legata all’intensificarsi delle tensioni commerciali. L’agenzia ha tagliato di 0,4 punti percentuali le stime di crescita mondiale, e di 0,5 punti quelle per Stati Uniti e Cina. La crescita Usa dovrebbe rallentare all’1,2% su base annua, con un crollo allo 0,4% nell’ultimo trimestre del 2025. Per la Cina si prevede una crescita sotto il 4%, mentre l’eurozona resterà sotto l’1%. Anche l’Organizzazione mondiale del commercio lancia l’allarme: nel 2025 il volume degli scambi globali di merci potrebbe calare dello 0,2%, con rischi di contrazione fino all’1,5% in caso di ulteriore deterioramento. Il Nord America risulterebbe il più colpito, con una previsione di crollo delle esportazioni del 12,6%.