domenica, 13 Aprile, 2025
Esteri

Israele circonda Rafah mentre al Cairo continuano i negoziati per Gaza

Idf amplia offensiva nella Striscia. Onu: "Gaza è diventata una zona di morte post-apocalittica”. Netanyahu disposto a compromesso su ostaggi. Vertice Iran-Usa su nucleare

La guerra tra Israele e Hamas entra in una nuova fase, segnata da offensive militari sempre più estese, evacuazioni forzate, tensioni interne all’esercito israeliano e una diplomazia sempre in bilico. Ieri, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno emesso due ordini di evacuazione, ordinando lo sfollamento forzato di aree sia a nord che a sud della Striscia su una superficie di circa 24 chilometri quadrati che, secondo le Nazioni Unite, includono strutture sanitarie e magazzini con aiuti alimentari e medici destinati alla popolazione. Inoltre l’esercito israeliano ha annunciato che la 36ª divisione ha preso il pieno controllo del corridoio Morag, nel sud della Striscia, mentre la divisione Gaza controlla il corridoio Filadelfi, lungo il confine con l’Egitto. “Rafah è ora completamente circondata”, ha dichiarato il portavoce militare. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha definito l’area tra i due corridoi come parte integrante della “zona di sicurezza” di Israele. “È il momento finale per mandare via Hamas, liberare gli ostaggi e porre fine alla guerra”, ha dichiarato, anticipando l’ampliamento delle operazioni a “quasi tutta la Striscia di Gaza”. Già nei giorni scorsi, fonti israeliane avevano parlato di un piano per inglobare anche Rafah e aree limitrofe nella zona cuscinetto. Katz ha inoltre annunciato l’estensione del cosiddetto “Corridoio Netzarim”, nel centro della Striscia, e l’intenzione di facilitare “passaggi volontari” verso Paesi terzi, “in linea con la visione del Presidente degli Stati Uniti”.

Preoccupazione ONU

L’ONU ha espresso preoccupazione, parlando apertamente di rischio deportazione, e denunciando il tentativo israeliano di creare una “zona cuscinetto” permanente. Philippe Lazzarini, commissario generale dell’UNRWA, ha definito Gaza una “zona di morte post-apocalittica”, fatta di distruzione totale e combattimenti continui. Inoltre l’ONU ha denunciato un’escalation anche in Cisgiordania. Secondo l’Ufficio per gli aiuti umanitari, nelle ultime due settimane le forze israeliane hanno ucciso nove palestinesi, tra cui due bambini, e ferito almeno 130 persone. Sono state demolite oltre cento strutture per “assenza di permessi edilizi”, praticamente impossibili da ottenere. Più di 120 persone, in gran parte bambini, sono state sfollate, mentre oltre 200 sono state colpite da altre forme di danno.

I riservisti: “Questa guerra non serve”

Mentre il governo intensifica l’offensiva, cresce la frattura interna all’esercito. Circa 1.000 riservisti e pensionati dell’aeronautica militare hanno firmato una lettera pubblica in cui chiedono il ritorno degli ostaggi “anche a costo di porre fine ai combattimenti”. L’iniziativa ha suscitato la dura reazione dell’esercito, che ha annunciato l’intenzione di licenziare i firmatari ancora in servizio attivo. Un ufficiale IDF ha dichiarato all’Associated Press che non vi è spazio per chi “sfrutta il proprio status militare per fini politici durante le operazioni”.

Hamas al Cairo, Netanyahu apre al compromesso

In parallelo all’escalation militare, una delegazione di Hamas è giunta al Cairo per negoziare una possibile tregua con i mediatori egiziani. L’obiettivo è “raggiungere un accordo che fermi l’aggressione, garantisca il pieno ritiro delle truppe israeliane da Gaza e ponga fine alla guerra”. La proposta sul tavolo prevederebbe il rilascio di otto ostaggi israeliani vivi e la restituzione di otto salme in cambio di una tregua tra i 40 e i 70 giorni e della liberazione di un consistente numero di detenuti palestinesi. Hamas, rappresentata dal negoziatore Khalil al-Hayya, auspica “progressi concreti”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, inizialmente contrario a concessioni, avrebbe accettato il compromesso egiziano. La conferma arriva da fonti diplomatiche citate dal Times of Israel, secondo cui la decisione sarebbe maturata dopo l’incontro a Washington con Donald Trump. L’accordo, se finalizzato, prevedrebbe anche la ripresa degli aiuti umanitari, il ritiro delle truppe israeliane alle posizioni precedenti la ripresa dei combattimenti e lo scambio di corpi di israeliani in cambio di salme palestinesi. Israele si dichiara inoltre disponibile a discutere, in un secondo momento, i termini di un cessate il fuoco permanente.

Usa-Iran : “Intesa equa possibile”

In un altro teatro diplomatico, a Muscat, in Oman, si sono svolti i primi colloqui indiretti tra Iran e Stati Uniti dal 2018. Le delegazioni hanno discusso del controverso programma nucleare iraniano. Ali Shamkhani, consigliere della Guida Suprema Khamenei, ha ribadito la volontà iraniana di “un’intesa seria e duratura”. I colloqui si sono conclusi in un clima definito “positivo” dall’agenzia iraniana Tasnim, anche se al momento non sono stati annunciati risultati concreti. Donald Trump, da parte sua, ha ribadito la linea rossa americana: “L’Iran non può avere armi nucleari”. E ha aggiunto: “Voglio che l’Iran sia un Paese meraviglioso, ma non con l’atomica”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Iran e Stati Uniti si impegnano a proseguire i negoziati sul programma nucleare di Teheran

Chiara Catone

Trump esenta telefoni, computer e chip dalle nuove tariffe

Paolo Fruncillo

Colloquio di quattro ore tra Putin e l’inviato Usa Witkoff. L’Ue prova a replicare il modello MES per la Difesa

Antonio Marvasi

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.