La guerra nella Striscia di Gaza ha superato una nuova soglia critica. L’intensificarsi dei raid israeliani e il crescente numero di vittime civili ha spinto le Nazioni Unite a lanciare un’accusa durissima: in almeno 36 dei 224 attacchi contro edifici residenziali e accampamenti di sfollati nella Striscia effettuati tra il 18 marzo e il 9 aprile, “le vittime sono state esclusivamente donne e bambini”, si legge nel comunicato ufficiale dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Per l’Onu, ciò rappresenta un segnale allarmante non solo sul piano umanitario, ma anche legale. A Ginevra, ieri la portavoce Ravina Shamdasani ha parlato di “distruzione sistematica” che mette in discussione la possibilità stessa per i palestinesi di continuare a vivere nella Striscia: “La morte, lo sfollamento, la distruzione dei servizi essenziali e il continuo suggerimento che i gazawidovrebbero lasciare la loro terra sollevano interrogativi sul futuro del gruppo nel suo insieme”.
15 operatori sanitari uccisi da distanza ravvicinata
Inoltre un’inchiesta forense commissionata dalla BBC ha confermato che il 23 marzo, 15 medici e paramedici sono stati uccisi a sangue freddo nei pressi di Rafah. Secondo due esperti audio, che hanno analizzato 19 minuti di filmati dai cellulari, oltre 100 colpi sono stati esplosi dalle forze israeliane, alcuni da una distanza di soli 12 metri. La Mezzaluna Rossa palestinese parla di esecuzioni sommarie. L’IDF ha smentito, sostenendo che le immagini aeree mostrerebbero sparatorie da “lunga distanza”.
Israele: evacuazioni e tunnel sotto un asilo
In risposta alle critiche, l’IDF rivendica invece l’efficacia delle sue operazioni contro Hamas: a Rafah, nel sud della Striscia, è stato scoperto e distrutto un tunnel di Hamas. Secondo l’esercito, uno degli ingressi si trovava nel cortile di un asilo, a meno di 100 metri da una scuola. Il tunnel collegava l’edificio a quella che l’IDF definisce “una delle arterie sotterranee principali del gruppo”. Le truppe israeliane hanno inoltre ordinato l’evacuazione di diversi quartieri a Gaza City, in particolare nella zona di Shujaiyeh, esortando i civili a spostarsi verso la parte occidentale della città. A Khan Younis, secondo fonti di Hamas, almeno dieci persone sono morte sotto le bombe israeliane: sette erano minori. L’area resta una delle più colpite, nonostante la presenza di centinaia di migliaia di sfollati.
Bozze di tregua tra Israele, Egitto e USA
Intanto, qualcosa si muove sul fronte diplomatico. Secondo la radio israeliana Kan, Israele ed Egitto si sono scambiati bozze per un accordo che prevede il rilascio di ostaggi e una tregua temporanea. La proposta egiziana prevede il rilascio di otto ostaggi vivi e otto salme in cambio di una tregua tra i 40 e i 70 giorni e la liberazione di centinaia di detenuti palestinesi. L’inviato americano Steve Witkoff avrebbe proposto una variante: cinque ostaggi per due mesi di cessate il fuoco.Secondo fonti citate dall’emittente saudita Al Hadath, una delegazione di Hamas è attesa al Cairo per riprendere i negoziati. Il gruppo islamista avrebbe mostrato “flessibilità” sia sul numero di ostaggi che sul proprio ruolo nel futuro governo di Gaza.
Cresce il dissenso dentro Israele
Nel frattempo cresce anche in Israele la voce di chi, dentro l’esercito, chiede una svolta per la pace. Circa 250 riservisti dell’unità di intelligence 8200 – una delle più importanti d’Israele – hanno firmato una lettera in cui si uniscono ai piloti dell’Aeronautica militare che chiedono un’immediata inversione di rotta. “Dare priorità al ritorno degli ostaggi, anche a costo di un cambiamento nella condotta della guerra”, si legge nel testo diffuso ai media. Si tratta dell’ultima di una serie di prese di posizione interne: medici militari, veterani della Marina e altri riservisti hanno già espresso pubblicamente la loro opposizioneall’attuale strategia di guerra a oltranza. Ma il premier Benjamin Netanyahu ha liquidato le proteste come marginali. “Si tratta di un gruppo piccolo, rumoroso e isolato”, ha dichiarato,minacciando il licenziamento immediato.