Talvolta capita che anche grandi firme e celebrati giornali scivolino un po’ su notizie e argomenti che meriterebbero più attenzione o almeno una verifica dei fatti. Così accade che sulle polemiche pirotecniche esplose tra il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il magistrato antimafia Nino di Matteo, per la mancata nomina di quest’ultimo al Dap nel 2018, si siano subito formate tifoserie contrapposte, con scontri polemici e velenosi. Una vicenda di cui non se ne verrà a capo perché alla fine le scintille prevalgono sul senso delle cose.
Ci eravamo appena lasciato alle spalle un’altra ventata di polemiche quella dell’innalzamento dell’età pensionabile da 70 a 72 per tutte le toghe, e si erano subito issati i vessilli della polemica giornalistica contro l’ex pm di Mani pulite, allora presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, che si sottolineava con veemenza avrebbe beneficiato del provvedimento indicato addirittura a suo favore. Riordinando, invece, date e fatti Piercamillo Davigo arriverà al compimento del 70° anno di età il prossimo 20-10-2020, e potrà starsene tranquillo al servizio delle Toghe, della Giustizia e del Paese, con buona pace di “manettari” e “anti manettari”, non perché l’ex pm abbia avuto un “favore” ad personam ma per il semplice fatto che l’articolo 104, 6° comma Costituzione stabilisce, circa la durata del mandato del membri del Consiglio superiore della magistratura, – di cui Davigo fa parte – che “I membri elettivi del Consiglio durano in carica quattro anni”.
E dunque l’ex pm di mani pulite, eletto a luglio del 2018, continuerà a far parte del CSM senza necessità di delibere o quant’altro, e senza che sull’argomento ci possano essere interventi o prese d’atto del Ministro o dello stesso Consiglio superiore della magistratura tenuto conto che è la stessa Costituzione che regola la fattispecie, e non una fonte inferiore o una circolare. Insomma che le opinioni travalichino i fatti è ormai cosa nota, ma c’è sempre possibilità di rimediare, per fortuna.