sabato, 12 Aprile, 2025
Europa

Trump rivede la guerra dei dazi: tregua per il mondo, stretta sulla Cina

Il Presidente annuncia una sospensione di 90 giorni sulle tariffe con tutti i partner commerciali, eccetto Pechino, colpita da un dazio record del 125%. La frase choc del Tycoon: “I Paesi vogliono baciarmi il sedere”

Washington-Pechino-Bruxelles, asse della tensione. La guerra commerciale globale ha subito una nuova, potente accelerazione con un piccolo grande colpo di scena. Protagonista, chiaramente e non poteva essere altrimenti, è stato Donald Trump, tornato nel tardo pomeriggio di ieri prepotentemente al centro della scena con una serie di annunci esplosivi su Truth Social. Il Tycoon ha deciso di sospendere per 90 giorni i dazi reciproci con tutti i partner, a eccezione della Cina, contro cui ha alzato le tariffe fino al 125%.“Considerando che oltre 75 Paesi hanno convocato rappresentanti degli Stati Uniti, inclusi i Dipartimenti del Commercio, del Tesoro e dell’Ustr, per negoziare una soluzione alle questioni in discussione relative a commercio, barriere commerciali, tariffe doganali, manipolazione valutaria e tariffe non monetarie, e che questi Paesi, su mio forte suggerimento, non hanno in alcun modo reagito contro gli Stati Uniti, autorizzo una pausa di 90 giorni e una tariffa doganale reciproca sostanzialmente ridotta del 10% durante questo periodo, anch’essa con effetto immediato”, le sue parole. E poi ancora: “In base alla mancanza di rispetto che la Cina ha dimostrato verso i mercati mondiali, aumento la tariffa imposta alla Cina dagli Stati Uniti d’America al 125%, con effetto immediato”. Alla base dell’inasprimento ci sarebbe il mancato rispetto degli impegni commerciali e l’espansione economica cinese nei mercati latinoamericani, considerata da Washington come una “minaccia strategica”. A spiegare la manovra è stato il nuovo segretario al Tesoro, Scott Bessent: “È una decisione che ha richiesto grande coraggio da parte del Presidente. Abbiamo abbassato al 10% i dazi verso quei Paesi che hanno mostrato disponibilità a trattare con noi. Ma con chi non mostra apertura, come Pechino, non c’è spazio per compromessi”.

“Tutti mi cercano per baciarmi il… sedere”

Ma ciò che più ha colpito l’opinione pubblica ieri non sono state solo le misure, ma i toni usati ieri in mattinata dal Presidente a stelle e strisce. Alla cena del National Republican CongressionalCommittee, Trump ha ironizzato sui leader mondiali: “Ve lo dico io, questi Paesi ci stanno chiamando per baciarmi il sedere. Lo stanno facendo. Muoiono dalla voglia di fare un accordo”. Un’espressione che ha fatto il giro del mondo in poche ore, generando un’ondata di sdegno trasversale. “Per favore, signore, troviamo un’intesa”, avrebbe detto ridicolizzando le cancellerie estere, tra applausi e risate della base repubblicana. Parole che alimentano il culto della leadership carismatica trumpiana, ma che rischiano di danneggiare irreparabilmente i rapporti multilaterali. La risposta dell’Europa non si è fatta attendere.

La reazione di Bruxelles

Bruxelles in mattinata ha risposto compatta, o quasi, all’ondata di dazi. I ventisei Paesi membri dell’Ue, con la sola eccezione dell’Ungheria, hanno approvato misure tariffarie contro gli Stati Uniti per un valore complessivo di 21 miliardi di euro. Le nuove tariffe, comprese tra il 10 e il 25%, colpiranno in particolare i settori dell’acciaio, dell’alluminio, dell’agroalimentare e dell’hi-tech americano.

A prendere le distanze è stata solo Budapest. Secondo il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto “l’escalation non è la risposta. Le ritorsioni causerebbero solo danni economici e aumenti dei prezzi per i cittadini europei. L’unica via è quella del negoziato”.

Pechino contrattacca

Sul fronte asiatico, la Cina ha risposto con forza. Il ministero del Commercio ha comunicato l’entrata in vigore di nuovi dazi che porteranno l’imposizione complessiva sulle importazioni americane all’84%. Il governo cinese ha anche formalizzato una denuncia presso l’Organizzazione mondiale del commercio, accusando Washington di “violazione delle regole fondamentali del commercio internazionale”. Ma la tensione tra i due colossi non si limita al piano economico. Da Panama, il segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth ha lanciato un monito: “Non cerchiamo la guerra con la Cina… ma dobbiamo scoraggiare con fermezza le minacce cinesi in questo emisfero”. Il riferimento al Canale di Panama, oggetto di nuove mire strategiche cinesi, rende il confronto ancora più complesso.

Anche la Russia è intervenuta nella disputa, con toni duri. La Portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha condannato le decisioni della Casa Bianca, definendole “unilaterali e contrarie allo spirito della cooperazione internazionale”. Per Mosca, gli Stati Uniti si considerano ormai “sciolti da qualsiasi vincolo giuridico nel commercio globale”.

Italia divisa

In Italia, la giornata di ieri è stata contraddistinta da nuove polemiche. Matteo Renzi ha attaccato duramente Trump su X: “Meloni e Salvini non sono patrioti, ma sudditi del sovranista americano. Promettono di pensare all’Italia e finiscono nell’elenco dei… baciatori”. Anche Maurizio Gasparri (FI) si è detto critico: “La scelta dei dazi è sbagliata e demenziale. Accompagnarla con un linguaggio assurdo è segno di scarso autocontrollo”. Più riflessivo il presidente della Liguria, Marco Bucci: “I dazi sono il nuovo gladio sul tavolo. Ogni crisi può essere un’opportunità per i nostri prodotti, se sappiamo coglierla”.

Il Vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha cercato invece la strada della diplomazia: “Ho chiesto un rinvio delle contromisure europee per lasciare spazio al dialogo. L’Italia lavora per evitare una guerra commerciale”. Tajani ha anche rilanciato l’idea di un’Europa compatta nei negoziati, e ha menzionato possibili aperture a nuovi mercati alternativi come India, Messico e Paesi del Golfo.

 

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