Durante una conferenza stampa tenutasi a Ramallah, Younis Al-Khatib, presidente della Mezzaluna Rossa Palestinese, ha denunciato che il personale medico e i soccorritori uccisi a Gaza nel mese di marzo sono stati colpiti intenzionalmente con l’obiettivo di uccidere. “Tutti sono stati colpiti nella parte superiore del corpo”, ha dichiarato, facendo riferimento ai risultati delle autopsie condotte. Ha anche riferito che un membro dello staff della Mezzaluna Rossa sarebbe stato utilizzato come scudo umano dai soldati israeliani a Rafah. In seguito a questi eventi, l’organizzazione ha formalmente chiesto la costituzione di una commissione internazionale indipendente che indaghi sull’attacco del 23 marzo, in cui 15 operatori umanitari sono stati uccisi nel sud della Striscia di Gaza. Parallelamente, l’ufficio stampa di Hamas ha denunciato l’uccisione di 490 bambini palestinesi da parte dell’esercito israeliano negli ultimi venti giorni, definendola “un atto di genocidio contro l’infanzia”. Secondo lo stesso ufficio, il bilancio totale delle vittime civili nello stesso periodo ammonta a 1.350. Infine, sempre Hamas ha comunicato che dall’inizio del conflitto, a ottobre 2023, sono stati uccisi almeno 210 giornalisti a Gaza. Il dato è stato rilanciato anche dal Watson Institute for International and Public Affairs, secondo cui il conflitto in corso rappresenta il più letale mai registrato per i professionisti dell’informazione, con un totale di 232 giornalisti uccisi fino a inizio aprile.
Gaza isolata, continua blocco degli aiuti.
Inoltre Israele ha smentito le notizie circolate ieri mattina secondo cui avrebbe autorizzato l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza. L’esercito ha dichiarato che i valichi restano chiusi, contrariamente a quanto riportato da alcune testate israeliane, che avevano parlato di un piano per far arrivare beni essenziali alla popolazione senza che finissero nelle mani di Hamas. Il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, dell’estrema destra, ha ribadito la linea dura: “A Gaza non entrerà neanche un chicco di grano”. Dal primo marzo, conclusa la prima fase della tregua con Hamas, Tel Aviv ha serrato nuovamente i confini e interrotto le forniture di acqua, elettricità e carburante. Le conseguenze per la popolazione sono devastanti: panetterie chiuse per mancanza di farina, ospedali e impianti idrici colpiti, centri di cura per la malnutrizione distrutti. Secondo l’UNICEF, oltre 4.000 bambini hanno subito amputazioni a causa del conflitto.
Proteste contro Netanyahu
Mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si trovava negli Stati Uniti ieri per discutere dei dazi, il ministro dell’Interno Moshe Arbel ha annunciato che sedici voli con cittadini gazawi sono partiti dalla Striscia, e che il numero aumenterà a breve in vista dello sfollamento dell’intera popolazione ancora viva. Sul fronte interno, cresce il dissenso politico. Il leader dell’opposizione Benny Gantz accusa Netanyahu di essere ormai fuori controllo e disposto a tutto pur di restare al potere. Proteste anche davanti alla sua residenza ufficiale a Gerusalemme: i familiari degli ostaggi chiedono il loro rilascio immediato. “Sono diventati invisibili, ma dovrebbero essere la priorità del Paese”, ha detto lo zio di uno dei prigionieri. Anche la nonna di un ostaggio ha lanciato un appello diretto al premier: “Ora è il tuo momento della verità. Riportali tutti a casa.”
Scioperi in Bangladesh e Cisgiordania
Nel frattempo, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est è in corso uno sciopero generale in segno di solidarietà con Gaza. Botteghe chiuse nella Città Vecchia, studenti assenti nonostante le scuole aperte, uffici pubblici e privati fermi. La mobilitazione è stata promossa da varie fazioni palestinesi, inclusa Fatah, e rappresenta un gesto di dissenso unitario contro l’escalation in corso. Anche in Bangladesh migliaia di studenti sono scesi in piazza a Dhaka – molti con kefiah, bandiere palestinesi e cartelli contro Tel Aviv – rispondendo all’appello lanciato dai collettivi universitari, dando vita a un’ondata di proteste in tutto il Paese.
Macron: no a annessione e sfollamento
Da parte europea, parallelamente, il presidente francese Emmanuel Macron, in visita al Cairo, ha condannato la ripresa dei bombardamenti israeliani sull’enclave lanciando un appello per il rilascio di tutti gli ostaggi. Macron ha ribadito la sua opposizione a qualsiasi annessione di Gaza o sfollamento forzato della popolazione. Ha inoltre escluso ogni ruolo futuro di Hamas nel governo della Striscia e ha elogiato gli sforzi di mediazione egiziani per la pace.