Mentre le operazioni militari a Gaza proseguono, la crisi regionale si complica ulteriormente, con equilibri geopolitici sempre più fragili e una crescente pressione diplomatica internazionale per un cessate il fuoco sostenibile. Israele ha ordinato l’evacuazione dell’intera area di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, in vista di una nuova fase dell’offensiva militare contro Hamas. L’IDF (Israel Defense Forces) ha dichiarato che l’obiettivo di questa operazione è “eliminare le capacità delle organizzazioni terroristiche nella regione”, sottolineando l’intenzione di colpire con “grande forza”. Il portavoce in lingua araba dell’IDF, colonnello Avichay Adraee, ha pubblicato una mappa della zona da evacuare e ha invitato i residenti a spostarsi verso l’area costiera di al-Mawasi.
Netanyahu: “Via al piano Trump”
In questo quadro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che la strategia militare adottata sta funzionando, poiché non solo indebolisce le capacità operative di Hamas, ma crea anche le condizioni per la liberazione degli ostaggi israeliani. Durante un intervento ufficiale, Netanyahu ha annunciato che ai leader di Hamas sarà offerto un salvacondotto per lasciare la Striscia di Gaza, permettendo così l’attuazione del cosiddetto “piano Trump”, che prevede il trasferimento “volontario” dei civili palestinesi in paesi confinanti come l’Egitto e la Giordania.
Hamas chiama alla resistenza globale
Tuttavia, di fronte a questi sviluppi, Hamas ha risposto con un appello alla mobilitazione globale contro il piano di Netanyahu e Trump. Sami Abu Zuhri, alto dirigente del movimento, ha esortato i suoi sostenitori in tutto il mondo a imbracciare le armi per opporsi a quello che ha definito “un piano sinistro che combina massacri e carestia”. “Chiunque sia in grado di combattere, in qualsiasi parte del mondo, deve agire”, ha dichiarato, incoraggiando atti di resistenza armata e attacchi diretti. Nonostante la retorica infuocata, Hamas ha contemporaneamente dichiarato di aver accettato una nuova proposta di cessate il fuoco avanzata dai mediatori egiziani e qatarioti. Khalil al-Hayya, alto funzionario del gruppo, ha confermato che la proposta è stata accolta con favore e ha esortato Israele a non ostacolarne l’attuazione. Tuttavia, ha chiarito che le armi del gruppo restano “una linea rossa” e non sono negoziabili.
Cambi al vertice Shin Bet
Nel frattempo, il primo ministro israeliano ha nominato Eli Sharvit, ex comandante della Marina, come nuovo direttore dello Shin Bet, l’agenzia di sicurezza interna del paese. La decisione giunge dopo un periodo di incertezza ai vertici dell’intelligence, con la Corte Suprema israeliana che ha recentemente sospeso il licenziamento dell’attuale capo, Ronen Bar, in attesa di un verdetto definitivo entro l’8 aprile. La scelta di Sharvit suggerisce un cambio di strategia nel contrasto al terrorismo e nella gestione della sicurezza interna.
Qatargate
Sul fronte politico, la polizia israeliana ha arrestato due collaboratori di Netanyahu nell’ambito dello scandalo “Qatargate”. Secondo i media locali, i sospetti sono Yonatan Urich ed Eli Feldstein, accusati di presunti legami illeciti tra esponenti di alto livello del governo israeliano e il Qatar. Le autorità non hanno fornito dettagli aggiuntivi sull’indagine, ma gli arresti segnano un nuovo capitolo nelle turbolenze politiche che coinvolgono la leadership israeliana.