mercoledì, 2 Aprile, 2025
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Teatro

Matthias Martelli rilancia Mistero Buffo e conquista il pubblico internazionale

Parlare di Mistero Buffo significa affrontare un’opera cardinale per il teatro di narrazione di tutto il mondo, che valse nel 1997 il Premio Nobel a Dario Fo, che “si ispira ai giullari medievali nel dileggiare l’autorità e nel risollevare la dignità degli oppressi”, come si legge nella motivazione del riconoscimento.

Nello scrivere l’opera, in una lingua inventata seppur comprensibile a tutti, Dario Fo e Franca Rame si sono ispirati a un altro gigante della letteratura russa, Vladimir Majakovskij, che nel 1918 scrisse una commedia omonima. Dopo una prova generale aperta all’Università degli Studi di Milano durante un sit-in studentesco, lo spettacolo debutta a Sestri Levante (Genova) il 1° ottobre 1969, come «giullarata popolare» in cui si raccontano alcuni momenti del mondo biblico, basati sui vangeli apocrifi, al di fuori dei canoni stabiliti dalla Chiesa.

Il valore attuale dell’opera

Matthias Martelli - ph Giorgio Sottile
Matthias Martelli – ph Giorgio Sottile

Mistero Buffo, rappresentato addirittura negli stadi oltre che nei teatri e in televisione, ha incontrato nel tempo un successo straordinario, muovendosi insieme alla storia, cambiando in sintonia con le istanze della gente comune. Il testo, infatti, pur affondando le radici in un lungo lavoro di ricerca storica, è stato concepito come fluido, non granitico, aperto a cambiamenti e revisioni, fino agli ultimi del 2003. Lo scopo, che Dario Fo ha eccellentemente perseguito, è quello di offrire una visione nuova del mondo, in cui la parola e il protagonismo vengono restituiti alle masse silenziate e vittime dei giochi di palazzo; in cui gli oppressori vengono derisi e resi, quindi, meno spaventosi.

Sembra, cioè, voler ricordare che l’oppressione per le masse non è mai finita e che ancora oggi si presenta sotto i nostri occhi con una violenza ancora più forte, perché non è mai finito il precariato, né l’incertezza delle nuove generazioni. Quello che forse è cambiato è l’impegno politico, ma è sempre più debole tra i giovani, che sembrerebbero più che mai disorientati e sfiduciati nelle loro capacità. Mistero Buffo è, quindi, la risposta, quanto mai necessaria, all’annichilimento del pensiero delle giovani generazioni, per risvegliarne e rinvigorirne la volontà. Matthias Martelli, con la sua grandissima interpretazione, riesce nell’intento di riavvicinare i giovani a teatro, restituendo menti vivacizzate alla nostra società.

Una grande prova d’attore

Matthias Martelli - ph Giorgio Sottile
Matthias Martelli – ph Giorgio Sottile

Matthias Martelli è solo in scena, senza trucchi, con l’intento di coinvolgere il pubblico nell’azione drammatica, passando in un lampo dal lazzo comico alla poesia, fino alla tragedia, umana e sociale. Un linguaggio e un’interpretazione nuova e originale, nonostante nasca nel segno della tradizione antica di un genere usato dai giullari medievali, per capovolgere l’ideologia trionfante del tempo, dimostrandone l’infondatezza. Il ruolo primario dell’attore diventa, o potremmo dire torna a essere, quello di megafono, amplificatore dei lamenti del popolo, delle richieste di aiuto e di espressione delle volontà collettive.

L’attore, poi, attraverso la sua voce e il suo corpo, si trasforma da narratore in una moltitudine di personaggi, rivelando un talento eccezionale in cui, certamente, si sente bene la presenza di Eugenio Allegri. Il compianto regista, recentemente scomparso, ha saputo fare esplodere un artista destinato a lasciare il segno nel panorama teatrale internazionale. “Eugenio Allegri – dice Martelli – è stato un faro e mi sono consegnato senza riserve nelle sue mani, per ridare vita a un’opera senza tempo, che non finisce mai di parlare al pubblico e che è stata ispirazione per me fin dall’infanzia”.

Nel 2023 Martelli è stato anche chiamato alla Chapman University di Orange (Los Angeles) per una conferenza dal titolo “The universal language of Dario Fo”.

La complessità della regia

La recitazione dei giullari si fondava su due cardini principali, l’uso preponderante della mimica, per farsi comprendere da un pubblico vasto, che cambiava continuamente, perché spesso le compagnie erano itineranti, e l’uso del “grammelot”, una lingua inventata, che mescolava dialetti e suoni onomatopeici per raggiungere la comprensione di tutti. “Per firmare la regia di Mistero Buffo – spiega Alessia Donadio, regista assistente di Eugenio Allegri – è necessaria un grande talento e una grande padronanza della tecnica corporea, in cui Eugenio è stato un maestro. Ma bisogna anche riuscire a tirare fuori da un attore tutto, perché questa è una recitazione che chiede voce, corpo, consapevolezza dello spazio, per restituire un testo di importanza assoluta. Matthias, quando si è presentato da noi, pur così giovane, mi ha subito conquistata”.

L’importanza della tradizione

Quella dei giullari è una tradizione di importanza capitale sia per il teatro che per il pubblico. Per il teatro, perché i giullari sono stati il filo invisibile che ha tenuto viva l’arte teatrale, da quella greca fino alla rinascimentale, dominando la scena in tutto il periodo in cui il teatro non era un’arte praticabile per ingerenze ecclesiastiche e di potere. Per il pubblico, perché la satira e le giullarate sono uno strumento potente per recuperare la voce che spesso viene imbavagliata da chi la società la gestisce.

Le prossime tappe del tour

Mistero Buffo è visibile a Montebelluna (Tv), nell’Auditorium della Biblioteca l’8 aprile prossimo; a Seregno (Mb), al teatro di San Rocco il 10 aprile; a Milano, al teatro Carcano il 14/aprile. A grande richiesta del pubblico, sono in via di definizione nuove date al Teatro Sala Umberto, a Roma.

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