“La trattativa sui dazi deve essere europea perché rafforza anche la nostra posizione tutelando meglio i nostri prodotti”. Con queste parole, Antonio Tajani, Vicepremier e ministro degli Esteri, ha risposto ieri ad Affaritaliani.it in merito all’imminente imposizione delle tariffe doganali americane, confermate dal Presidente Donald Trump a partire dal 2 aprile. Il tema è di strettissima attualità e ha implicazioni profonde per il tessuto produttivo italiano, in particolare per le esportazioni agricole e manifatturiere. Alla domanda se l’Italia, forte dei suoi rapporti diretti con Washington, debba tentare un dialogo bilaterale, Tajani è stato netto: “Indebolire l’Europa con tentativi velleitari sarebbe una forma di autolesionismo anti-europeista dannoso per la nostra economia. È quello che dicono tutti gli imprenditori e il mondo agricolo”.
Il numero uno statunitense intanto non ha lasciato spazio a interpretazioni: “Il 2 aprile sarà il giorno della liberazione”, ha detto, confermando che le tariffe entreranno in vigore senza alcun rinvio. “Saranno permanenti – ha spiegato in un’intervista a NbcNews – e negozierò solo con chi ci offrirà qualcosa di grande”.
America assertiva e selettiva
Parole dure, che spostano la questione dal piano commerciale a quello geopolitico, con un’America sempre più assertiva e selettiva nelle sue relazioni. Trump ha inoltre ribadito il suo controverso interesse per la Groenlandia: “La otterremo al 100%, anche senza uso della forza, ma nulla è escluso”. Una posizione che sottolinea l’ambizione espansionista del Tycoon tornato alla Casa Bianca. In questo contesto internazionale teso, Tajani insiste sulla necessità di una voce europea unitaria: “Grazie al mercato unico europeo, le imprese italiane esportano beni per oltre 200 miliardi. Altra cosa è favorire il dialogo transatlantico grazie alle buone relazioni del governo con la nuova amministrazione americana. Lavorare per l’unità dell’Occidente deve essere la nostra priorità”.
Italia protagonista
Durante un intervento in videocollegamento a un convegno di Forza Italia a Firenze, il leader azzurro ha ribadito il ruolo positivo e protagonista che l’Italia può giocare in Europa: “L’Europa è la nostra identità, è la nostra storia. Non è la burocrazia. Certamente la critichiamo quando serve, e l’abbiamo fatto con efficacia: sul Green Deal, sul packaging, sulla questione del vino considerato cancerogeno. E abbiamo vinto”. Un richiamo alla concretezza e all’efficacia politica dell’azione europea, secondo Tajani, che rivendica con orgoglio la presenza forte del Partito popolare europeo nel Parlamento e nella Commissione: “Forza Italia è protagonista, anche con 15 commissari europei. E la svolta impressa alla politica industriale e migratoria è anche merito nostro”.
Nel suo intervento non è mancato un passaggio identitario: “Noi non vogliamo gli Stati Uniti d’Italia, ma un’Europa federale, dove l’Italia possa contare, far valere le proprie idee e la propria storia”. Un’affermazione che riecheggia anche nella cultura e nella memoria storica: “Lo dico ai fiorentini, il primo grande europeista della nostra storia si chiama Dante Alighieri. Il suo sogno era l’Europa”.
Approccio costruttivo
Il Vicepremier ha rivendicato anche l’approccio costruttivo del suo partito: “Noi vogliamo costruire. Anche quando critichiamo, lo facciamo per migliorare. Il piano industriale che abbiamo presentato per l’Italia e per l’Europa è il frutto di un lavoro condiviso, fatto insieme ai rappresentanti sindacali, come la Cisl”.Infine, un appello alla responsabilità politica, in un’epoca di cambiamenti rapidi e spesso traumatici: “Stiamo lavorando per far sì che l’Europa possa essere sempre più la casa di tutti. Non abbiamo bisogno di sfasciacarrozze, ma di donne e uomini di buon senso che facciano una buona politica per proteggere l’interesse di mezzo miliardo di persone”.