L’Alta rappresentante dell’Unione Europea per la Politica estera, Kaja Kallas, è stata ieri in visita ufficiale in Israele e Palestina. Durante il suo viaggio, ha incontrato le principali autorità israeliane e palestinesi per discutere della crisi a Gaza e delle prospettive future della regione. Secondo quanto riportato in una nota ufficiale, Kallas ha avuto colloqui con il presidente israeliano Isaac Herzog, il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar e Yair Lapid, leader dell’opposizione. Ha inoltre visitato il memoriale della Shoah Yad Vashem. Successivamente, la delegazione europea si è recata in Palestina, dove l’Alta rappresentante ha incontrato il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas e il primo ministro Mohammad Mustaf. L’obiettivo principale della missione è stato quello di affrontare il conflitto a Gaza, ribadendo l’importanza di un accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari e sollecitando l’immediata attuazione del cessate il fuoco, oltre al rilascio degli ostaggi.
Nella conferenza stampa a Gerusalemme con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, Kallas ha espresso una posizione netta: “I problemi dei nostri vicini oggi sono i nostri problemi di domani. Non vediamo alcun ruolo per Hamas nella futura governance di Gaza.” La rappresentante dell’UE ha sottolineato che la sicurezza di Israele è una priorità per l’Unione Europea, ma ha anche ricordato che i diritti dei palestinesi devono essere rispettati. Ha inoltre ribadito la necessità di discutere su un nuovo assetto governativo per la Striscia, invitando le parti a trovare soluzioni che impediscano il ripetersi delle violenze.
Crisi umanitaria
Nel suo intervento, Kallas ha messo in guardia sui rischi di un ulteriore inasprimento del conflitto: “Riprendere i negoziati è l’unico modo per porre fine alle sofferenze di entrambe le parti. La violenza alimenta altra violenza. Assistiamo a una pericolosa escalation che sta causando orrore e morte sia per gli ostaggi e le loro famiglie, sia per il popolo palestinese.” Ha poi espresso preoccupazione per le ripercussioni regionali delle operazioni militari israeliane in Siria e Libano, temendo un allargamento del conflitto. Per questo ha chiesto un rafforzamento del cessate il fuoco e il ripristino dei corridoi umanitari, sottolineando che l’UE è pronta a offrire supporto concreto, anche attraverso il rafforzamento della missione al valico di Rafah.
ufficio per l’emigrazione dei palestinesi
Sul fronte israeliano, il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato la creazione di un “ufficio per l’emigrazione volontaria” rivolto ai palestinesi di Gaza interessati a trasferirsi in paesi terzi. La misura, secondo Katz, si svolgerà nel rispetto delle leggi israeliane e internazionali. Tale iniziativa si inserisce nel contesto di un piano più ampio, che prevede lo sfollamento di parte della popolazione gazawi in paesi della regione come Egitto e Giordania. Tuttavia, la proposta è stata respinta dai governi arabi, che hanno avanzato alternative. L’Egitto, in particolare, ha ribadito il proprio rifiuto di qualsiasi forma di trasferimento forzato o volontario dei palestinesi.
Attacchi e vittime nella Striscia di Gaza
Intanto, i bombardamenti sulla Striscia continuano a mietere vittime. Nelle ultime ore, almeno 25 palestinesi sono stati uccisi in raid aerei israeliani, secondo quanto riferito da Al Jazeera. Particolarmente colpita la città di Khan Yunis, dove un bombardamento ha danneggiato gravemente l’ospedale Nasser, causando il crollo di interi reparti. Tra le vittime si conta anche un esponente politico di Hamas, Ismail Barhoum, che si trovava ricoverato nella struttura. Il Ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, ha denunciato l’attacco all’ospedale definendolo un “crimine di guerra” e ha chiesto l’intervento della comunità internazionale per proteggere le strutture sanitarie.
L’Egitto propone un nuovo piano
In un tentativo di mediazione, l’Egitto ha avanzato una nuova proposta di cessate il fuoco. Secondo l’iniziativa, Hamas dovrebbe fornire informazioni dettagliate sugli ostaggi, incluse prove video sul loro stato, in cambio della sospensione immediata delle ostilità da parte di Israele. Successivamente, si dovrebbero aprire negoziati per un ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia e il rilascio dei prigionieri.