Si sono conclusi a Riad gli incontri tra Stati Uniti, Ucraina e Russia, con l’obiettivo di discutere una possibile tregua parziale e il futuro dell’accordo sul Mar Nero. Mentre Washington e Kiev spingono per la protezione delle infrastrutture energetiche, Mosca definisce i colloqui “creativi” ma avverte che il percorso sarà lungo e complesso. Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha definito “produttiva e mirata” la discussione con la delegazione americana, sottolineando che la protezione dell’energia e delle infrastrutture critiche resta una priorità per Kiev. Il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito la necessità di fare pressione su Vladimir Putin per ottenere un cessate il fuoco: “Chi ha iniziato questa guerra è chi deve porvi fine.” Da parte sua, l’inviato americano Steve Witkoff si è detto fiducioso riguardo a “veri progressi”, soprattutto nella questione dell’accordo sul Mar Nero, cruciale per l’export ucraino di cereali. Tuttavia, il Cremlino appare cauto. Il portavoce Dmitry Peskov ha avvertito che i negoziati saranno “difficili” e ha ribadito che Mosca non ha ancora accettato un cessate il fuoco generale, limitandosi a concordare la fine degli attacchi reciproci alle infrastrutture energetiche.
Russia: “Serve tempo”
La delegazione russa ha partecipato ai negoziati con figure di secondo piano rispetto agli ucraini, segnale di una minore urgenza percepita dal Cremlino. Peskov ha sottolineato che l’obiettivo principale di Mosca rimane la ripresa dell’accordo sul Mar Nero, più che la discussione su un cessate il fuoco ampio.Secondo il New York Times, infatti, il Cremlino sta valutando i negoziati non solo per la questione ucraina, ma anche per ottenere vantaggi più ampi nei rapporti con gli Stati Uniti. Parallelamente, il Wall Street Journal evidenzia come le ricchezze minerarie ucraine siano diventate un elemento chiave nei negoziati: Washington sarebbe disposta a fornire più armi a Kiev in cambio di accesso alle risorse, ma molte di queste si trovano in aree occupate dai russi o sulla linea del fronte. Il Cremlino continua inoltre a puntare su una soluzione politica di lungo termine, che includa il blocco definitivo dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO e una riorganizzazione degli equilibri di sicurezza in Europa orientale.
Incursioni e scontri sul campo
Mentre i negoziati procedono, il conflitto continua con nuove offensive da entrambe le parti. L’esercito ucraino ha riconquistato la cittadina di Nadia nella regione di Luhansk, segnando un raro successo nella zona orientale. Tuttavia, le truppe russe hanno risposto avanzando e prendendo il controllo di Sribne, rafforzando la loro presenza in Ucraina orientale. Parallelamente, forze ucraine hanno effettuato incursioni nella regione russa di Belgorod, riuscendo a occupare temporaneamente due insediamenti. Secondo fonti russe, i combattimenti nella zona sono ancora in corso e l’esercito russo sta tentando di respingere gli attacchi. Il ministero della Difesa russo ha negato che vi siano state reali conquiste da parte di Kiev, mentre fonti ucraine parlano di operazioni mirate volte a destabilizzare le linee difensive nemiche. Gli scontri si sono intensificati anche nella regione di Kursk, dove unità ucraine avrebbero colpito postazioni strategiche russe, alimentando il rischio di una escalation. Entrambe le parti continuano a utilizzare artiglieria e droni per colpire infrastrutture militari e logistiche, con il rischio di un allargamento del conflitto oltre i confini ucraini.
Parallelamente l’amministrazione comunale di Sumy, nell’Ucraina nord-orientale, ha reso noto il bilancio di almeo 74 morti in seguito a un attacco con droni russi. “L’Ucraina si sta battendo per la pace ma la Russia sta ancora una volta dimostra di voler continuare con il terrorismo. La comunità internazionale deve aumentare la pressione sulla Russia affinché cessi l’aggressione, in modo da assicurare la giustizia e salvare le vite degli ucraini”, ha scritto su X il premier ucraino Denys Shmyhal.