Mentre la comunità internazionale segue con crescente preoccupazione l’escalation del conflitto, la situazione in Medio Oriente continua a deteriorarsi, con l’intensificarsi delle operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza, attacchi mirati in Libano e nuove tensioni nello Yemen.
Nella Striscia di Gaza, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno intensificato le operazioni, colpendo obiettivi ritenuti strategici del movimento islamista Hamas. Tra le vittime di un recente raid aereo figura Salah al-Bardawil, alto dirigente politico del gruppo, ucciso insieme alla moglie in un attacco avvenuto nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis. Hamas ha confermato il decesso, definendolo “un atto di martirio” avvenuto durante la preghiera serale del Ramadan. L’esercito israeliano ha nel frattempo esteso le sue operazioni a Rafah, nel sud della Striscia, ordinando l’evacuazione di un intero quartiere e circondando l’area di Tal al-Sultan, dove sarebbero presenti importanti infrastrutture di Hamas. Secondo fonti locali, volantini sono stati lanciati da droni israeliani per avvertire la popolazione di lasciare la zona, mentre continuano i raid su obiettivi strategici nella Striscia. Da parte sua Hamas ha denunciato che il bilancio delle vittime ha superato le 50.000 unità dall’inizio del conflitto, un dato che non ha trovato conferme indipendenti e che non distingue tra civili e combattenti.
Libano: raid israeliani e vittime civili
Anche il confine tra Israele e Libano rimane una zona di alta tensione. Israele ha condotto nuovi raid nel sud del Paese, prendendo di mira veicoli e infrastrutture sospettate di essere legate a Hezbollah. L’ultimo attacco con drone nella località di Ayta al-Chaeb ha colpito un’auto, causando vittime, sebbene il numero preciso non sia stato confermato. Nelle ultime 24 ore, almeno otto persone, tra cui una bambina siriana, sono rimaste uccise nei bombardamenti israeliani su diverse località libanesi. Il governo israeliano ha giustificato le operazioni come una risposta a recenti lanci di razzi dalla regione, ma Hezbollah ha negato ogni responsabilità, accusando Israele di cercare pretesti per intensificare le operazioni militari. A livello diplomatico, la Francia ha condannato i lanci di razzi dal Libano verso Israele, ma ha anche invitato Tel Aviv alla “moderazione”, per evitare una nuova escalation che potrebbe compromettere la fragile tregua stabilita nel novembre scorso.
Proteste in Israele
In Israele, la crisi non si manifesta solo sul fronte militare, ma anche nelle strade. Manifestazioni contro il premier Benjamin Netanyahu si sono svolte nelle ultime ore a Tel Aviv e nei pressi della sua residenza ufficiale, portando a scontri con la polizia. Le proteste sono scoppiate in seguito alla decisione del governo di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, una mossa che ha sollevato forti critiche anche tra le istituzioni. Nel frattempo, il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato la creazione di un ufficio dedicato a facilitare la “partenza volontaria” dei palestinesi dalla Striscia di Gaza verso Paesi terzi. Secondo il ministro della Difesa Israel Katz, questa nuova direzione lavorerà per garantire “un passaggio sicuro e controllato” ai palestinesi che desiderano lasciare Gaza, coordinando le operazioni via terra, mare e aria. La decisione ha suscitato reazioni contrastanti e si inserisce nel più ampio contesto del piano israeliano per il futuro della Striscia.
Yemen: missili e raid aerei
La crisi si allarga anche allo Yemen, da dove un missile è stato lanciato verso Israele, venendo intercettato prima di raggiungere il territorio israeliano. Il gruppo ribelle Houthi, sostenuto dall’Iran, ha rivendicato l’attacco, intensificando il fronte bellico in Medio Oriente. In risposta, gli Stati Uniti hanno condotto nuovi raid aerei su obiettivi Houthi, colpendo l’aeroporto internazionale di Hodeida, nell’ovest del Paese. La tv del movimento ribelle ha definito l’operazione “un’aggressione americana”, alimentando il rischio di un’escalation più ampia nel conflitto regionale.
L’UE cerca di mediare
Mentre il Medio Oriente brucia, la diplomazia internazionale tenta di riportare la situazione sotto controllo. L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Kaja Kallas, sarà in visita domani in Israele e nei territori palestinesi per incontrare i principali leader della regione. L’obiettivo dichiarato è spingere per un immediato cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi ancora detenuti.