Il governo turco ha lanciato un avvertimento contro gli appelli “illegali” della principale forza di opposizione, il Partito Popolare Repubblicano (CHP), per protestare contro la detenzione del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, dopo due giorni di manifestazioni. Il ministro degli Interni, Ali Yerlikaya, ha riferito che, durante gli scontri avvenuti giovedì nei campus universitari e presso la sede municipale di Istanbul, sono state arrestate 53 persone mentre 16 agenti di polizia sono rimasti feriti. Imamoglu, considerato uno dei principali rivali del presidente Erdogan e favorito nei sondaggi, è stato arrestato con accuse di corruzione e presunti legami con un gruppo terroristico. Esponenti europei hanno criticato l’accaduto, definendolo un grave passo indietro per la democrazia in Turchia. Yerlikaya e il ministro della Giustizia, Yilmaz Tunc, hanno definito “irresponsabili” gli appelli lanciati dal leader del CHP, Ozgur Ozel, ribadendo il divieto sui raduni pubblici. Tunc ha inoltre sottolineato che protestare contro un’indagine in corso è illegale, aggiungendo che il caso deve essere affrontato esclusivamente in tribunale. Erdogan ha respinto le critiche internazionali definendole “teatralità”. L’arresto di Imamoglu ha ulteriormente esacerbato le tensioni politiche. Sebbene le elezioni siano previste per il 2028, si ipotizza che Erdogan possa anticiparle per aggirare il limite dei due mandati. Questo arresto segue mesi di repressione contro l’opposizione, accusata dal governo di manipolare le elezioni. Ozel ha garantito che il partito continuerà a opporsi pacificamente e a contrastare qualsiasi tentativo di sostituire Imamoglu con una nomina governativa. Le accuse contro il sindaco includono presunti favori al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), classificato come organizzazione terroristica. Inoltre, la revoca della sua laurea da parte di un’università potrebbe rappresentare un ulteriore ostacolo alla sua candidatura alla presidenza.