L’analisi sulla ‘Demografia d’impresa nelle città italiane’ condotta dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne ha fornito un quadro allarmante sulla trasformazione del tessuto commerciale urbano negli ultimi dodici anni. Tra il 2012 e il 2024, il commercio al dettaglio ha subito una vera e propria emorragia di esercizi, con quasi 118.000 negozi chiusi e 23.000 attività di commercio ambulante scomparse. In netta controtendenza, il settore dell’alloggio e della ristorazione è cresciuto, registrando 18.500 nuove attività.
La trasformazione del commercio
Nei centri storici italiani la riduzione degli esercizi al dettaglio è stata particolarmente marcata. Nei 122 Comuni analizzati, sono spariti 31.000 negozi in sede fissa, con perdite maggiori nelle città del Nord rispetto a quelle del Centro-Sud. I Comuni che hanno registrato il calo più significativo sono Ancona (-34,7%), Gorizia (-34,2%), Pesaro (-32,4%), Varese (-31,7%) e Alessandria (-31,1%)
Al contrario, alcune città hanno mostrato una maggiore tenuta del commercio locale, con le perdite più contenute registrate a Crotone (-6,9%), Frascati (-8,3%), Olbia (-8,6%), Andria (-10,3%) e Palermo (-11,2%).
Parallelamente alla chiusura dei negozi, un altro fenomeno preoccupante è la riduzione degli sportelli bancari, che dal 2015 al 2023 sono passati da 8.026 a 5.173 (-35,5%), segno di una desertificazione progressiva dei servizi nei centri urbani.
Boom degli affitti brevi
Il settore dell’alloggio ha subito una forte trasformazione, con un +67,5% delle attività ricettive nei centri storici, trainate soprattutto dagli affitti brevi che hanno registrato una crescita del +170%. A fronte di questa impennata, gli alberghi tradizionali sono diminuiti del 9,7%, segno di un cambiamento nelle preferenze dei turisti e dell’impatto delle piattaforme digitali sugli equilibri del settore.
Alcune categorie merceologiche sono state particolarmente colpite dalla crisi dei centri storici carburanti (-42,1%), libri e giocattoli (-36,5%), mobili e ferramenta (-34,8%) e abbigliamento (-26%).
Al contrario, si sono registrate crescite nei settori legati ai servizi e alla tecnologia: farmacie (+12,3%), computer e telefonia (+10,5%).
L’ascesa delle imprese a titolarità straniera
Un altro trend rilevante riguarda il ruolo crescente della componente straniera nel settore commerciale e della ristorazione. Se le imprese a titolarità italiana sono cresciute di un modesto +3,1%, quelle straniere hanno segnato un aumento del +41,4%. Inoltre, il 39% della nuova occupazione straniera nell’intera economia italiana (pari a 155.000 nuovi posti di lavoro) si è concentrato nel commercio, nell’alloggio e nella ristorazione.
Le proposte del progetto Cities
Di fronte a questa trasformazione del tessuto urbano, Confcommercio ha lanciato il progetto Cities, che propone una serie di interventi per la riqualificazione dei centri urbani e per scongiurare il rischio di una desertificazione commerciale irreversibile. Secondo Paolo Testa, Responsabile Urbanistica e Rigenerazione Urbana di Confcommercio, è essenziale investire in progetti di rigenerazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle città. Le azioni proposte includono incentivi per il rilancio delle attività commerciali nei centri storici, misure di sostegno per i negozi di prossimità, riqualificazione degli spazi pubblici per aumentare l’attrattività delle aree urbane e la regolamentazione più stringente sugli affitti brevi per bilanciare lo sviluppo turistico con la sostenibilità del tessuto commerciale locale.