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Nei guai l’uomo più ricco di Hong Kong per l’accordo sui porti del Canale di Panama

venerdì, 21 Marzo 2025
1 minuto di lettura

L’impero del magnate di Hong Kong, Li Ka-shing, è tornato al centro dell’attenzione dopo la decisione di CK Hutchison Holdings di vendere le sue attività portuali sul Canale di Panama a un consorzio che include BlackRock Inc., suscitando critiche da parte di Pechino. Gli uffici per gli affari di Hong Kong del governo cinese hanno espresso commenti negativi attraverso i media statali, evidenziando le difficoltà per le aziende locali nel bilanciare le pressioni politiche di Pechino con le dinamiche del capitalismo globale. Li Ka-shing, soprannominato “Superman”, con un patrimonio netto di 38 miliardi di dollari, gestisce, dal 1997, porti sul Canale di Panama, un’attività che ha sollevato critiche da parte di Donald Trump per possibili influenze da parte della Cina. Nel 2015 fu criticato per la vendita di asset cinesi, e durante le proteste del 2019 venne accusato di ambiguità. Il 4 marzo, CK Hutchison ha annunciato la cessione di azioni di Hutchison Port Holdings a un consorzio composto da BlackRock e Terminal Investment Limited, per un valore complessivo di 23 miliardi di dollari, inclusi 5 miliardi di debito. La transazione riguarda 43 porti in 23 paesi, esclusi quelli in Cina e Hong Kong. Pechino ha definito l’operazione un tradimento. Non è ancora chiaro se le pressioni cinesi influenzeranno l’accordo. George Chen, amministratore delegato di The Asia Group, ha ipotizzato che Pechino sia delusa dall’assenza di consultazioni, mentre Wilson Chan del Pagoda Institute ha sottolineato che i porti sono risorse strategiche. CK Hutchison ha dichiarato che l’operazione è di natura puramente commerciale, ma le tensioni geopolitiche potrebbero complicare la situazione. La società ha presentato i risultati finanziari senza menzionare la vendita, con il presidente Victor Li che ha parlato di un ambiente operativo instabile. Dopo le proteste del 2019, Pechino ha rafforzato il controllo politico su Hong Kong, mettendo in discussione il modello “Un paese, due sistemi”.

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