Centinaia di migliaia di persone si sono radunate, sabato, a Belgrado per protestare contro la tragedia avvenuta a Novi Sad, dove il crollo di una pensilina ferroviaria ha causato la morte di 15 persone. Le stime sulla partecipazione variano: il governo ha dichiarato 107.000 partecipanti, mentre fonti indipendenti parlano di un numero tra 275.000 e 325.000 manifestanti, rendendo questa mobilitazione una delle più imponenti nella storia recente della Serbia. L’incidente ha scatenato un’ondata di indignazione contro il governo e il presidente Aleksandar Vucic. I manifestanti accusano il Partito Progressista Serbo, al potere da anni, di corruzione e cattiva gestione, in particolare per la ristrutturazione della stazione ferroviaria completata nel 2022. Nonostante Vucic abbia lodato l’operato della polizia e promesso riforme, ha categoricamente escluso le sue dimissioni. La protesta, denominata “15° per 15”, ha avuto come epicentro la “Piazza della Repubblica”. Durante la manifestazione, i media locali hanno riportato 22 arresti e 56 feriti. Originariamente organizzate dagli studenti, le proteste hanno ricevuto il sostegno di tassisti, agricoltori, avvocati e veterani militari. Gli studenti chiedono trasparenza e giustizia, esigendo che il governo renda pubblica tutta la documentazione relativa alla ristrutturazione della stazione e che i responsabili vengano processati. Finora, 16 persone, tra cui l’ex ministro Goran Vesic, sono state incriminate, ma i procedimenti giudiziari non sono ancora iniziati. Il primo ministro Milos Vucevic ha annunciato le sue dimissioni per gennaio, ma rimane ancora in carica. Nel frattempo, ha accusato l’opposizione di sfruttare la tragedia per tentare di imporre un “governo provvisorio fraudolento” e ha ribadito che non cederà alle pressioni. Tuttavia, i manifestanti non chiedono nuove elezioni o un cambio di potere politico, ma piuttosto verità e responsabilità per quanto accaduto.