In un editoriale pubblicato sul ‘New York Times’, David Gibson, direttore del Centro per la Religione e la Cultura della Fordham University, descrive Papa Francesco come una voce morale isolata in un mondo ridefinito dalle politiche dell’attuale Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Per Gibson, “Il futuro del pontefice è un tema centrale per 1,3 miliardi di cattolici. In un mondo segnato da sfide come nazionalismo, populismo, disinformazione, xenofobia e autoritarismo, cresce il bisogno di un leader che sappia anteporre il bene comune agli interessi personali. Questa necessità risuona fortemente, in particolare tra gli americani in cerca di speranza in un’epoca di divisioni profonde”. Papa Francesco è ricoverato da un mese al Policlinico Gemelli di Roma a causa di una polmonite bilaterale. Sebbene il Vaticano abbia comunicato segnali di miglioramento, la fragilità delle sue condizioni potrebbe riaprire il dibattito sulle dimissioni. Prima dell’attuale malattia, Francesco aveva criticato la politica di deportazione di massa e la demonizzazione degli immigrati. “Ciò che si basa sulla forza e non sulla dignità umana, comincia male e finisce male”, aveva scritto ai vescovi americani. Per Gibson, non si tratta di un moralista ingenuo: “La realtà è più grande delle idee,” dice spesso, promuovendo una politica che cerca il bene comune contro la corruzione. Nel suo editoriale, il NYT vede Francesco spingere per una chiesa e un mondo inclusivi, focalizzandosi sulla diversità, equità e inclusione con umiltà e misericordia. “Nel 2015, in un discorso al Congresso, ha citato figure come Martin Luther King Jr. e Lincoln, esortando all’unità e alla solidarietà – spiega Gibson – È ironico che il papa, in passato poco vicino alla democrazia e ai diritti liberali, ora li difenda mentre gran parte dell’America sembra respingerli”. Per Gibson, il futuro dipende da chi succederà a Francesco, tra speranze e timori di un papa più conservatore.