giovedì, 13 Marzo, 2025
Ambiente

Emergenza nei mari italiani: specie aliene invasive minacciano biodiversità ed economia

Negli ultimi anni i mari italiani sono stati presi d’assalto da quasi un centinaio di specie aliene invasive, con un impatto devastante sulla biodiversità, sull’economia e sulla salute umana. Tra i principali invasori figurano il pesce scorpione, la triglia tropicale, il pesce palla maculato e il granchio blu, quest’ultimo ormai simbolo di una crisi che sta mettendo in ginocchio il settore della pesca. L’allarme è stato lanciato dalla Coldiretti in occasione di un incontro a Roma promosso dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare con il Commissario Ue alla Pesca Costas Kadis. Secondo i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca Ambientale, il numero di specie esotiche introdotte annualmente nel nostro Paese è quintuplicato: negli anni Settanta erano circa 6 all’anno, mentre oggi superano le 30. Questo fenomeno è aggravato dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento marittimo, dall’accumulo di plastiche nei mari, dalla pesca sportiva e dallo sviluppo di infrastrutture industriali che alterano gli ecosistemi marini.
Tra le specie invasive, il granchio blu rappresenta la minaccia più grave, con danni stimati da Coldiretti Pesca in quasi 200 milioni di euro. La sua proliferazione ha causato la quasi totale cancellazione della produzione di vongole in Veneto e in Emilia-Romagna, colpendo duramente anche gli allevamenti di cozze, in particolare quelli della pregiata Scardovari Dop. Le imprese ittiche hanno dovuto investire ingenti risorse in attrezzature per proteggere le produzioni, ma l’assedio dei predatori non si è fermato, costringendo molte aziende alla chiusura e mandando in cassa integrazione numerosi lavoratori del settore.

Un settore in difficoltà

Di fronte a questa emergenza, Coldiretti Pesca chiede interventi urgenti per sostenere le imprese e adottare misure strutturali che vadano oltre le semplici risposte emergenziali. Finora, le strategie per contrastare la crisi della pesca si sono concentrate sulla riduzione dello sforzo di pesca, con misure come il fermo biologico e restrizioni alle attività e agli attrezzi, fino all’ipotesi di vietare la pesca a strascico, che rappresenta il segmento più produttivo del settore. Ma questa strategia ha finito per penalizzare le imprese ittiche, portando alla perdita del 20% della flotta italiana negli ultimi vent’anni. Oltre alle specie aliene, altri fattori stanno mettendo a rischio la biodiversità marina. Il traffico marittimo nel Mediterraneo è elevatissimo, con circa 200.000 grandi imbarcazioni che operano ogni anno, rappresentando il 20% del traffico marittimo globale. L’inquinamento da plastiche, proveniente da scarichi industriali e civili, compromette ulteriormente l’equilibrio dell’ecosistema. Inoltre, la pesca sportiva, che in alcuni contesti rappresenta una concorrenza diretta a quella professionale, e lo sviluppo di impianti industriali come quelli eolici off-shore o di desalinizzazione, stanno alterando profondamente i fondali marini.
Per salvaguardare la pesca italiana, che negli ultimi anni è diventata sempre più sostenibile a costo di grandi sacrifici economici, Coldiretti Pesca ha presentato al Commissario Ue una serie di proposte. Tra queste, l’adozione di norme strutturali che tengano conto di tutti i fattori che minacciano la biodiversità marina, l’implementazione di misure di sostegno economico durature e non legate solo alle emergenze, oltre a tempi di attuazione più rapidi ed efficienti.

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