Mentre il conflitto in Ucraina continua a generare tensioni geopolitiche, l’attività diplomatica si intensifica su più fronti. Da Londra a Gedda, da Parigi a Bruxelles, leader e funzionari di diverse nazioni cercano soluzioni per avviare un percorso verso la pace. Il premier britannico Keir Starmer ha convocato per sabato una videoconferenza con i “volenterosi” pro-Ucraina, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vola in Arabia Saudita per discutere una possibile tregua parziale con la Russia. Nel frattempo, negli Stati Uniti, Donald Trump lancia segnali contrastanti sui negoziati, con un occhio agli equilibri geopolitici e ai minerali rari.
Londra e Parigi in prima linea
Il governo britannico ha annunciato una nuova riunione virtuale della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, un gruppo di paesi disposti a sostenere in vario modo la pace in Ucraina dopo un eventuale cessate il fuoco. L’incontro, previsto per sabato, seguirà le riunioni in presenza promosse a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron. A Parigi, infatti, si sono svolti colloqui tra ufficiali militari di oltre 30 nazioni per valutare la creazione di una forza internazionale di sicurezza per l’Ucraina. Questa iniziativa, guidata da Francia e Regno Unito, mira a dissuadere Mosca dal lanciare nuove offensive una volta raggiunto un eventuale accordo di cessate il fuoco. La partecipazione include non solo paesi NATO, ma anche nazioni asiatiche e dell’Oceania, segnale di un’ampia mobilitazione diplomatica. Un funzionario militare francese, parlando con Associated Press, ha spiegato che la forza di sicurezza potrebbe includere armamenti pesanti e scorte di emergenza da attivare in caso di nuove offensive russe. La seconda fase delle discussioni prevederà la definizione di contributi concreti da parte dei paesi coinvolti.
Zelensky a Riad
Nel frattempo, l’Arabia Saudita diventa teatro di un’altra iniziativa diplomatica. Dopo il rinvio della visita a causa di impegni negli Emirati Arabi, Zelensky è atteso a Gedda per colloqui con funzionari statunitensi e sauditi. L’obiettivo è proporre una tregua aerea e marittima con la Russia, secondo quanto rivelato da fonti ucraine a France-Presse. “Abbiamo una proposta per una tregua aerea e una tregua marittima, perché queste sono le opzioni di cessate il fuoco più facili da monitorare e attuare”, ha dichiarato un alto funzionario ucraino, rimasto anonimo. Gli Stati Uniti, rappresentati dal segretario di Stato Marco Rubio, intendono valutare se Kiev sia disposta a concessioni materiali alla Russia per favorire la fine del conflitto. Un altro elemento chiave sarà il tentativo di ricucire i rapporti tra Zelensky e l’amministrazione Trump, dopo le tensioni esplose nell’ultima visita del leader ucraino alla Casa Bianca.
L’accordo sui minerali e Starlink
Dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump si dice ottimista sui negoziati in Arabia Saudita, dichiarando che un accordo sui minerali rari con l’Ucraina potrebbe arrivare “nei prossimi due o tre giorni”. Sebbene il presidente americano non abbia fornito dettagli, l’attenzione su queste risorse strategiche evidenzia l’importanza del controllo delle materie prime nel contesto del conflitto. Trump ha anche sottolineato l’urgenza di porre fine alla guerra: “Duemila giovani soldati sono morti questa settimana. Questo è un campo di sterminio e dobbiamo trovare una soluzione”. Tuttavia, ha ribadito che Kiev non ha “le carte in mano” per negoziare da una posizione di forza. Sul fronte tecnologico, la questione dell’uso di Starlink in Ucraina ha sollevato discussioni tra Stati Uniti, Polonia e Unione Europea. Dopo uno scambio di opinioni tra il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, Elon Musk e Marco Rubio, la Commissione Europea ha dichiarato che l’UE è pronta a sostenere l’Ucraina con le proprie capacità satellitari fino all’entrata in funzione del sistema Iris2.
Mosca osserva e attende
Dal lato russo, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha espresso cautela sulle prospettive di una risoluzione del conflitto, ma ha definito “incoraggianti” le dichiarazioni provenienti dall’amministrazione Trump. Lavrov ha ribadito che Mosca è aperta ai negoziati, ma solo se gli interessi nazionali russi saranno garantiti. In un’intervista rilasciata alla rivista Nuove Regioni della Russia, Lavrov ha sottolineato che una delle cause profonde del conflitto è stata l’espansione della NATO, argomento ripreso anche da Trump in diverse occasioni. Inoltre, ha evidenziato un voto congiunto tra Stati Uniti e Russia alle Nazioni Unite contro una risoluzione promossa da Kiev e dall’Unione Europea, un segnale che lascia spazio a possibili riavvicinamenti diplomatici.