È noto che una buona intesa sessuale è l’architrave della stabilità di una coppia ma i trattamenti per il tumore della prostata provocano danni rilevanti della funzione erettile nel maschio che ne è affetto.
Il maschio oltre che mettere a rischio la propria vita, dovrà fare anche i conti con la possibile fine di un amore, con la necessità di operare un cambiamento della propria vita e la naturale consapevolezza che certe gioie, quelle gioie della intimità, voleranno via per sempre. Queste sono le sconfitte che questo cancro adduce senza pietà.
I risultati terapeutici del trattamento della disfunzione erettile dopo chirurgia e non, sono buoni ma anche nel migliore dei casi in nessuno di essi in verità si ricrea una restitutio ad integrum della funzione erettile di cui resterà nel maschio e nella coppia solo un personale o comune trionfale ricordo. Molte coppie di fronte a tale problema accettano e resistono seppur con una palese perenne depressione anche enunciata, ma sempre più coppie non ce la fanno, si separano, sono troppo giovani per accettare restanti decenni di vita senza una vita sessuale attiva a causa della disfunzione erettile inflitta dai trattamenti per il tumore della prostata. Perché avviene tutto questo? Questo lo scenario: per controlli medici occasionali o di routine il maschio esegue anche il PSA (markers prostatico) che risultando elevato impone una visita dall’urologo, il quale a sua volta suggerirà l’esecuzione di una Risonanza magnetica della prostata a cui spesso poi successivamente seguirà la biopsia prostatica sui cui frammenti di tessuto sarà eseguito l’esame istologico, cioè l’esame al microscopio. Il referto istologico dopo biopsia è quello che determina o smentisce la presenza del tumore.
La diagnosi di neoplasia prostatica impatta immediatamente con la psiche sia del paziente, della partner e della coppia. La coppia ne è scossa in modo tzunamico. Inizialmente prevale la paura del rischio dell’aggressività del tumore quindi la paura per sentire a rischio la propria vita . Incassata la notizia, si inizia a metabolizzarla per trovare la forza subito di agire secondo le necessità imposte dai protocolli medici. Ricevute così già le prime informazioni necessarie da parte dei medici che se ne prenderanno cura ed avendo messo in sicurezza il percorso terapeutico del cancro, la paura si sposta su un altro livello ovvero quello del rischio della continenza urinaria e soprattutto su quello della perdita dell’erezione. Ogni maschio conosce bene quali sono gli stili di relazione intima che ha con la propria donna. Giorno dopo giorno la fragilità del paziente e quasi di pari grado quella della propria partner diventano sempre maggiori.
Fragilità, che unite alla paura di dover affrontare le necessarie terapie, diventano macigni invincibili. È per questo motivo che diventa ormai assolutamente necessario, imprescindibile, in fase diagnostica,
inserire nel protocollo iniziale della stadiazione del tumore prostatico, dopo averne avuta certezza diagnostica, anche una valutazione psicologica che sarà in primis del singolo paziente, successivamente anche della donna e poi della coppia con lo scopo di dare sostenibilità terapeutica ad Entrambi nel percorso critico che li attenderà. La valutazione e la presa in cura della coppia che deve affrontare il tema della disfunzione erettile per le cure del tumore prostatico è ormai personalmente oggi un tassello fondamentale nel processo di cura.
La presa in carico psicologica di cura del maschio impotente per lenirne la solitudine interiore che si manifesterà nel percorso di cura e della vedovanza bianca della donna che è coinvolta innocentemente in una improvvisa disfunzione erettile potrà dare una maggiore solidità terapeutica al paziente, alla donna e alla coppia in generale al fine di evitare o ridurre poi nel percorso di cura del maschio abbandoni da parte della partner femminile certamente bisognosa di cercare altri giardini di felicità per sopire istinti senza peccato.