Gli Stati Uniti hanno deciso di non sostenere una bozza di risoluzione dell’ONU che condanna l’aggressione russa in Ucraina e riafferma l’integrità territoriale di Kiev. Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, questa decisione rappresenta un significativo allontanamento dalla posizione adottata negli ultimi tre anni. La bozza, sponsorizzata da oltre 50 Paesi, avrebbe dovuto riaffermare il supporto della comunità internazionale all’indipendenza e alla sovranità ucraina, ma Washington ha deciso di non co-firmare il documento. Fonti diplomatiche riferiscono che in passato gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto risoluzioni simili, rendendo questo cambio di posizione ancora più rilevante. Il portavoce della missione statunitense presso l’ONU non ha rilasciato commenti ufficiali, mentre fonti anonime confermano che la decisione sarebbe definitiva.
Anche nell’ambito del G7, gli Stati Uniti stanno adottando una posizione più sfumata nei confronti della Russia. Il Financial Times riferisce che Washington si oppone all’uso dell’espressione “aggressione russa” nei documenti ufficiali del summit, suscitando tensioni tra i membri del gruppo. Secondo fonti diplomatiche, gli alleati europei stanno cercando di mantenere una linea dura nei confronti di Mosca, ma l’amministrazione Trump sembra intenzionata ad adottare una retorica più morbida, descrivendo il conflitto come una “crisi ucraina” piuttosto che come una guerra scatenata dalla Russia.
Mosca chiede ritiro NATO
Parallelamente, negli incontri diplomatici a Riad, la Russia ha chiesto agli Stati Uniti di ritirare le forze NATO dal fianco orientale dell’Alleanza, suscitando timori in Europa sul possibile allentamento della pressione su Mosca. Secondo il Financial Times, la delegazione americana avrebbe respinto la richiesta, ma senza escludere future concessioni. Il Cremlino ha confermato che i colloqui tra Mosca e Washington riprenderanno su tutti i principali dossier. Il portavoce russo Dmitri Peskov ha dichiarato che la Russia accoglie positivamente la nuova posizione dell’amministrazione americana, sottolineando che si tratta di un approccio più favorevole rispetto a quello della precedente amministrazione Biden. Peskov ha inoltre ribadito che gli Stati Uniti rimangono il principale finanziatore del conflitto e ha accusato l’Ucraina di gestire in modo opaco gli aiuti ricevuti.
Tensioni Trump-Zelensky
Le relazioni tra Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si sono deteriorate ulteriormente dopo una serie di dichiarazioni al vetriolo. Durante un’intervista alla BBC, Trump ha affermato che “la Russia ha le carte in regola per la pace” e che Mosca sarebbe pronta a porre fine al conflitto. Le parole del presidente americano hanno provocato una dura reazione da parte di Kiev. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Mike Waltz, ha esortato Zelensky ad “abbassare i toni” e ad accettare l’accordo negoziato dagli Stati Uniti. Secondo Waltz, l’atteggiamento di Kiev sarebbe ingiustificato, considerando il massiccio supporto ricevuto dagli USA negli ultimi tre anni. Le tensioni hanno portato anche alla cancellazione di una conferenza stampa congiunta tra Zelensky e Keith Kellogg, inviato speciale di Trump per l’Ucraina e la Russia. Secondo fonti ucraine, la decisione sarebbe stata presa su esplicita richiesta di Washington.
L’Europa con Zelensky
Le dichiarazioni di Trump su Zelensky hanno provocato reazioni anche in Europa. La Commissione Europea ha ribadito che “l’Ucraina è una democrazia, mentre la Russia di Putin no”. Anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha difeso il presidente ucraino, sottolineando che è stato eletto democraticamente e che l’Italia continuerà a sostenerlo fino alla fine del suo mandato.
Il piano franco-britannico
Nel frattempo, Regno Unito e Francia stanno elaborando un piano per garantire la sicurezza dell’Ucraina in caso di cessate il fuoco. Il progetto prevede il dispiegamento di una forza aerea e marittima composta da circa 30.000 unità, con una presenza minima sul terreno per proteggere le infrastrutture ucraine e prevenire nuovi attacchi russi. Il Guardian riferisce che la forza militare sarebbe sostenuta da una copertura aerea fornita dagli Stati Uniti e da altri Paesi NATO. Il Cremlino ha reagito con durezza, definendo il piano una “minaccia diretta e inaccettabile” alla sicurezza russa. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha avvertito che qualsiasi presenza NATO sul suolo ucraino sarebbe considerata un’escalation pericolosa.
L’amministrazione Trump sembra intenzionata a cercare una via rapida per la fine del conflitto appoggiando molte posizioni rivendicate dal Cremlino, ma questa posizione rischia di creare profonde fratture con gli alleati europei, che restano fermi nel loro sostegno a Kiev. La tensione tra Mosca e l’Occidente resta alta, con scenari futuri ancora incerti sulla ridefinizione degli equilibri geopolitici in corso.