Una volta Rockefeller disse, “non mi interessa il sistema di governo di uno Stato, ma controllare il suo debito”. La Repubblica Popolare di Cina, non sarà diventata democratica, ma ha compreso perfettamente le regole del capitalismo. Esiste infatti uno schema, o se preferite un Pattern consolidato della politica internazionale cinese che possiamo riassumere come un sistema a tre fasi.
– La prima è investire in infrastrutture delle nazioni ( ritenute indispensabili dai governi) dietro debito e/o concessioni minerarie ovvero direttamente attraverso la concessione di finanziamenti.
– La seconda è l’ utilizzo del debito per creare un legame con il fine di poter esercitare un’ influenza geopolitica sulle Nazioni interessate.
– La terza è la minaccia di intelligence attraverso l’ acquisizione di strutture strategiche come le telecomunicazioni e l’ invio di personale dei servizi confuso con i lavoratori cinesi nella realizzazione delle opere o nello sfruttamento delle concessioni. Infatti una delle costanti negli investimenti cinesi è l’ uso quasi esclusivo di personale cinese. Laddove possibile la minaccia diviene anche militare o lo è potenzialmente.
La via obbligata dei debiti
Uno studio ha fatto emergere 100 contratti stipulati con governi di paesi in via di sviluppo rivelando che contengono clausole stringenti, da sconfinare ad essere predatorie. Ci sono nel mondo almeno una dozzina di Paesi in via di sviluppo sull’orlo del default a causa della montagna di debito accumulato nei confronti della Cina, Paese inclemente che si rifiuta di rispondere agli appelli dell’Fmi e della Banca Mondiale di rinegoziare quei debiti per evitare una spirale di povertà e di instabilità sociale e politica. È quanto emerge da un’inchiesta dell’Associated Press, che ha rivelato anche come una parte di quei prestiti, legati soprattutto alla realizzazione di ambiziosi progetti infrastrutturali i cui costi i contraenti non sono stati in grado di sostenere, sia stata concessa in modo non del tutto trasparente e con condizioni segrete.
Ancora, la crisi dello Zambia sarebbe stata affrontata grazie all’intervento di altri prestatori come gli Usa, il Giappone o la Francia. Ma la scarsa trasparenza che caratterizza i prestiti cinesi e che occulta la reale entità dell’esposizione finanziaria ha fatto sì che questi Paesi diventassero riluttanti a intervenire.
Negoziati diretti e segreti
Non ha contribuito lo stesso atteggiamento della Cina, che non ha partecipato a colloqui multilaterali organizzati per tentare il risanamento dei conti dello Zambia. Pechino, al contrario, ha insistito per negoziare direttamente con quel Paese, pretendendo il massimo riserbo sulle trattative.
Ormai sull’orlo del baratro, questi Paesi si ritrovano costretti a mettere in conto decisioni dal profondo impatto geopolitico. È stato così per l’Honduras, che a marzo, giustificandosi con le “pressioni finanziarie”, ha deciso di tagliare i legami con Taiwan e di instaurare relazioni diplomatiche formali con la Repubblica Popolare: un passo doloroso ma necessario per assicurarsi la clemenza di Pechino.
Il metodo del soft power
Se andiamo a vedere la mappa del mondo questo schema è ripetuto in Africa quanto nel Sud America ed è agevolato dall’ assenza di condizioni alla concessione di finanziamenti al contrario di quanto avviene con l’FMI. Ovviamente questo è il metodo generale dell’esercizio del soft power cinese e la minaccia di intelligence e militare varia caso per caso.
L’ America è in ritardo, ma ad esempio interviene in Ecuador nel ristrutturare il debito verso la Cina a patto che quest’ ultima fosse esclusa dalle telecomunicazioni.
Piccolo inciso la tecnologia 5g è particolarmente rilevante anche per i missili supersonici e ipersonici.
In ogni caso la Cina continua ad applicare questo schema a fronte di risposte discontinue e inadeguate da parte dell’ Occidente. È vero che c’è chi sostiene che assisteremo a un’ evoluzione positiva dell’ approccio cinese per contrastare la postura di Trump, ma che poi si concretizzi in realtà è tutto da dimostrare.
Se il tuo nemico sbaglia aiutalo a sbagliare
In ultimo e de residuo è necessario spiegare perché la Cina ha sottoscritto titoli del debito pubblico americano. L’ operazione non ha nulla a che fare con lo schema sopra indicato, quindi non ci sono finalità di controllo (non se lo può permettere), ma è comunque un buon investimento e ha agito secondo un proverbio cinese “se il tuo nemico sbaglia , aiutalo a sbagliare”. Se andiamo a vedere i numeri, troverete che corrispondono alle spese affrontate dagli USA per la presenza militare in Afghanistan.