Annunciando domenica della sua prossima partenza, il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Mike Waltz, ha confermato le voci degli ultimi giorni: sarà in Arabia Saudita che si terranno i negoziati tra i diplomatici russi e ucraini, con la mediazione dello stesso Waltz, dell’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e del Segretario di Stato Marco Rubio. Di fatto, l’Europa è esclusa: ”La risposta è no – ha ribadito Kellogg ai giornalisti che chiedevano se l’Ue siederà al tavolo – Penso che non succederà”. Intanto Zelensky è già al lavoro insieme al team di Trump, con il quale “ho avuto un’ottima telefonata”, oltre a “un incontro sostanziale” con il Vicepresidente Vance. “Abbiamo anche avuto incontri produttivi con senatori e membri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Naturalmente, assisteremo ad altri tentativi di Putin di ingannare il mondo e prolungare la guerra. Ma una vera pace è possibile e dobbiamo raggiungerla insieme: Ucraina, Stati Uniti ed Europa. Si tratta della nostra sicurezza comune”, ha dichiarato Zelensky. In un post su X ha poi confermato: “Abbiamo iniziato a lavorare con il team del Presidente Trump e possiamo già vedere che il successo è raggiungibile. (…) I nostri team stanno lavorando in modo approfondito e dettagliato su un accordo speciale tra i nostri Paesi, che sicuramente rafforzerà sia l’America che l’Ucraina. Siamo impegnati a renderlo un vero successo, esattamente come concordato”.
Vertice Ue a Parigi
Naturalmente questa piega alimenta il malcontento in Europa, tanto che il Presidente francese Emmanuel Macron ha proposto d’urgenza un “vertice con Kiev a Parigi” per oggi lunedi 17 febbraio. Parteciperanno il segretario generale della Nato, Mark Rutte, il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il premier britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, il Primo ministro polacco Donald Tusk, il Primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, il ministro-presidente dei Paesi bassi, Dick Schoof, la ministra di Stato danese Mette Frederiksen. Intanto il presidente finlandese Alexander Stubb alla Conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco ha già proposto, in risposta all’atteggiamento americano, che si nomini un inviato speciale per l’Ucraina per assicurarsi un ruolo significativo in qualsiasi processo di pace. “Penso che dobbiamo fare qualcosa di simile a quello che è stato fatto in Kosovo”, ha detto Stubb: “e in questo senso, avremo una sorta di pelle nel gioco”.
Rutte: “Organizzatevi”
L’obiettivo del vertice di Parigi è proprio definire concretamente il ruolo dell’Europa nel fornire garanzie di sicurezza a Kiev e a tutti i paesi membri. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, in un’intervista pubblicata dalla stampa ha insistito su questo punto: invece di sdegnarsi per l’esclusione dai negoziati, gli europei “devono trovare nuove idee per esempio sul flusso di armamenti verso l’Ucraina o sul training dei soldati”. “Gli europei devono combattere per essere al tavolo delle trattative”. C’è bisogno di un “atteggiamento più maturo”, ha dichiarato Rutte: “organizzatevi, discutete di un piano di difesa, elaborate un piano strategico e pensate a cosa siete in grado di fare. Gli europei attualmente non spendono abbastanza nella loro difesa e gli Usa hanno preso l’iniziativa di un accordo di pace. Non basta dire spenderemo in futuro, bisogna farlo in tempi ravvicinati. E a quel punto tornerete al tavolo delle trattative”.
Sostegno a Kiev
Contemporaneamente la commissaria Ue all’Allargamento Marta Kos alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco ha dichiarato che “stiamo già accelerando il processo” di adesione, “soprattutto con l’Ucraina, stiamo lavorando due o tre volte più velocemente nell’Unione Europea”. Ma, ha spiegato, non c’è solo da prendere in considerazione la parte tecnica, “di cui sono responsabile” e per la quale “possiamo fare molto”. C’è anche da considerare la volontà politica, “il che significa che nessun passo importante può avvenire senza la volontà degli Stati membri”.
Volontà politica che è stata ribadita il giorno stesso, primo anniversario della morte del dissidente russo Alexei Navalny. L’Ue ha ribadito la sua posizione con una nota in cui ricorda che “Navalny ha dato la sua vita per una Russia libera e democratica” e decreta che il suo decesso in carcere è “la responsabilità ultima” di Vladimir Putin. Posizione a cui si sono uniti, tra gli altri, il ministro degli Esteri Tajani e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il primo ha scritto in un post: “non dimentichiamo il suo coraggio e il suo sacrificio a favore della libertà e della democrazia”, il secondo ha ribadito che Navalny“ha combattuto per la democrazia e la libertà in Russia”, mentre“Putin combatte brutalmente contro la libertà e chi la difende”.Come ha scritto l’alto rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas in conclusione dell’incontro tra i ministri degli esteri a Monaco di Baviera, “L’Europa è fortemente unita nel sostenere l’Ucraina e rafforzare la nostra difesa. Presto elaboreremo nuove iniziative per portare avanti questo progetto”.