martedì, 11 Febbraio, 2025
Teatro

Tosca: avanti a lei si inginocchia tutta Roma. Grande successo al Teatro dell’Opera

“Tosca è Roma. È un capolavoro musicale senza eguali ed è un’opera che ha un profumo romano. Nel dirigere questa partitura chiudo gli occhi e mi ritrovo negli angoli della città che più amo” con  queste parole riassume il suo trasporto il Maestro Michele Mariotti, alla direzione di Tosca, al Teatro dell’Opera di Roma dal 14 al 19 gennaio. L’occasione è di quelle speciali, perché 125 anni fa, il 14 gennaio del 1900, Tosca debuttò proprio al Teatro Costanzo, consacrandolo nel novero dei grandi teatri internazionali. Quella sera, alla presenza della Regina Margherita, del Primo Ministro Pelloux, della critica internazionale, del pubblico che a suon di pugni conquistò le ultime gallerie già dal pomeriggio, Tosca entrò nel cuore di Roma, senza uscirne più. In questo nostro gennaio Tosca si presenta al pubblico, nella versione scenica della prima rappresentazione assoluta, ricostruita dalla fondazione capitolina in collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi nel 2015 a partire dagli originali bozzetti e da allora in scena regolarmente al Costanzi con la regia di Alessandro Talevi. Michele Mariotti, Direttore musicale dell’Opera di Roma, torna a interpretare il titolo dopo averlo diretto per la prima volta nell’estate 2023 durante la tournée capitolina in Giappone, e poi a dicembre dello stesso anno sul podio del Costanzi. Nel ruolo della protagonista Saioa Hernández, che proprio nei panni di Tosca ha debuttato all’Opera di Roma nel 2021, mentre a incarnare Cavaradossi è Gregory Kundeapprezzatissimo  Otello nella Stagione 2023/24 del Costanzi. Gevorg Hokobyan è invece il barone Scarpia.

Tosca è un melodramma in  tre atti di Giacomo Puccini, forse il più amato del compositore, che nasce dal dramma “La Tosca” di Victorien Sardou, riadattato in libretto d’opera da Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Tosca è una donna, un’eroina romantica che ha tutti gli elementi della modernità. È una donna indipendente, con una solida carriera artistica che le permette di provvedere a se stessa e ha una grande forza di carattere, che le permette di combattere e vincere un predatore. “E avanti a lui tremava tutta Roma!” esclamerà Tosca, quasi alla fine del terzo atto, dopo aver pugnalata morte Scarpia, il carnefice che torturava il suo amato Mario Cavaradossi. Scarpia le aveva, infatti, proposto di cedere ai suoi assalti sessualità in cambio della vita di Mario, altrimenti condannato a morte. Tosca finge di acconsentire e, baciandolo, lo pugnala in petto, aggiungendo “muori! E ucciso da una donna”. Basta questo a tratteggiare la modernità di Tosca, unica donna in un mondo di uomini, lontana dalle fanciulle esangui e supplici dell’Ottocento. Saioa Hernández, eccellente nel fraseggio (che in quest’opera è estremamente corposo), superba nelle arie, commuove nel “vissi d’arte”. Gregory Kunde, altrettanto carismatico, offre una particolarmente intesa prova in “E lucevan le stelle”, aria tanto famosa quanto sentita dal pubblico, capace di dare voce al sublime sentimento d’amore e alla disperazione della perdita del tutto. Gevorg Hokobyan ci offre uno Scarpia di consumato sadismo, con un fraseggio serrato e tagliente, perfettamente aderente alle disposizioni pucciniane: un uomo di potere, spietato e immorale, che tutti tiene in pugno con il terrore.

Per quest’opera Puccini perse il sonno, cercando la perfetta tessitura musicale in ogni dettaglio: memorabile è la ricerca spasmodica (che gli amatori potranno vedere nelle lettere all’amico lucchese Guido Vandini) di una nenia a carattere religioso da far sussurrare ai preti prima del “Te Deum”. Tosca è un’opera che non ha bisogno di grandi manipolazioni registiche per esaltarne la statura, è, anzi, l’opera di Puccini più rappresentativa del divismo, poiché Tosca è una diva a cui la morte nulla può togliere. Puccini ha così pensato anche la parte destinata all’interpretazione di Tosca, un ruolo tra i più impegnativi e interessanti per un soprano. Non a caso Tosca è associata alla grandissima Maria Callas. Tosca è divenuta un mito, a cui hanno fatto e fanno riferimento diversi ambienti mediali, pensiamo al film di Carmine Gallone del 1946 “Avanti a lui tremava tutta Roma”, con Anna Magnani nei panni di Floria Tosca.

Dal punto di vista registico Alessandro Talevi ci ha offerto una Tosca restituita a se stessa, fedele, come afferma egli stesso: “Il punto di partenza di questo allestimento è un esperimento sulla tradizione. La mia regia è basata sul restituire tutte le indicazioni di Puccini scritte nella partitura. La sfida, per un regista di Tosca, è rivelare le sottigliezze drammatiche a un cast di cantanti in continuo cambiamento. Per questo trovo molto utile riportare i cantanti al testo, alle motivazioni che stanno dietro alla sapiente architettura pucciniane, così da riscoprire la sincerità e la ragione di ogni azione drammatica in scena”.

Michele Mariotti, da ennesima prova di grande precisione ed equilibrio nell’orchestrazione, affermando: “Tosca è l’opera dell’attesa, della perenne attesa di qualcosa che non c’è. Puccini la scrive in un perenne levare senza offrirti mai una risoluzione. Tosca canta il desiderio nel suo continuo rimandarmi. La scrittura di Puccini ha una qualità millimetri, sensibilissima. L’ingrediente principale della partitura è il ritmo e questo è costruito nel perfetto equilibrio tra canto e spessore sinfonico dell’orchestra. Devono camminare insieme, se uno dei due prevale siamo a una Tosca sbagliata”.

Gli applausi del pubblico, il calore con cui hanno salutato tutti gli artisti, confermano, ancora una volta, quanto giusto sia l’impianto che Mariotti ha realizzato per quest’Opera eterna.

Foto di Fabrizio Sansoni

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