La Repubblica Democratica del Congo (RDC) è scossa da una rivolta guidata dal gruppo M23. I ribelli stanno avanzando verso sud da Goma, esacerbando un conflitto di lunga durata. Le Nazioni Unite temono che la guerra si espanda in una regione già segnata dalla violenza. Dopo la presa di Goma, il leader dell’M23, Corneille Nangaa, ha minacciato di avanzare fino a Kinshasa. Il governo congolese ha dichiarato una mobilitazione generale, mentre il presidente Felix Tshisekedi è determinato a recuperare i territori perduti. Sebbene il conflitto possa sembrare remoto per gli USA, l’impatto degli ultimi sviluppi avrà ripercussioni in tutto il mondo. La RDC, tormentata da conflitti prima e dopo l’indipendenza dal Belgio nel 1960, ha visto un’intensificazione degli scontri negli ultimi tre anni tra le forze nazionali e i ribelli dell’M23, sostenuti dal Ruanda. Solo il mese scorso, oltre 400.000 persone sono state costrette a lasciare le loro case. L’M23 sta recuperando territori persi tra il 1996 e il 2003. Il governo accusa il Ruanda di aver dichiarato guerra, mentre gli abitanti di Goma soffrono per la mancanza di cibo e acqua. Circa 300 mercenari rumeni si sono arresi. In questo contesto, la Francia cerca soluzioni diplomatiche, mentre Trump descrive la situazione come critica. Tuttavia, la risposta occidentale è apparsa debole, lasciando spazio a Cina e Russia. L’M23 è un gruppo ribelle coinvolto nel conflitto sin dal suo inizio nel 2012 ed è composto principalmente da Tutsi etnici che affermano di combattere per i diritti del loro gruppo di minoranza nel paese a maggioranza Hutu. Il gruppo si è formato principalmente a seguito della tensione tra il Ruanda a maggioranza Tutsi e la RDC. La regione è ricca di minerali, come il cobalto, essenziali per l’elettronica e i veicoli elettrici. Gli esperti ritengono che attualmente la minaccia all’approvvigionamento di questi minerali sia bassa.