domenica, 19 Gennaio, 2025
Società

Declino demografico: -2,5 milioni di occupati entro il 2035 e giovani under 35 in calo del 30% rispetto agli over 55

L’Italia è in uno stato di declino demografico iniziato nel 2014 e ora rappresenta un serio rischio per il potenziale della forza lavoro del Paese. Evidenziato nel rapporto ‘Demografia e forza lavoro’, presentato dal Cnel, curato dal Consigliere Alessandro Rosina e approvato lo scorso dicembre, il documento, dipingendo un quadro cupo, avverte che questo declino demografico delle nuove generazioni porta a una abbandonata della popolazione in età lavorativa, con gravi ripercussioni sull’economia e sul futuro sociale.
Il rapporto evidenzia che l’Italia è oggi il Paese europeo con la minore incidenza degli under 35 sul totale della popolazione. Negli ultimi venticinque anni si è verificato un cambiamento storico nella composizione demografica: la fascia 25-34 anni, tradizionalmente più abbondante, è ora nettamente superata dalla fascia 55-64 anni. In Italia, questo squilibrio è il più marcato tra i grandi Paesi europei: attualmente, i giovani-adulti sono il 30% in meno rispetto alla fascia matura, un dato molto più alto rispetto al 10% della Francia o all’equilibrio della Spagna.

Dal punto di vista occupazionale, i dati Eurostat mostrano che in Italia ci sono quasi 1 milione di lavoratori in meno nella fascia di età 25-34 rispetto alla fascia di età 55-64 (4,2 milioni contro 5,1 milioni), per una differenza del 20%. In Germania, il differenziale è di 10 punti percentuale, mentre in Francia l’equilibrio tra i lavoratori più giovani è di 20 punti percentuale a favore dei lavoratori più anziani.

Futuro senza voce

Il declino demografico avrà effetti ancora più marcati nei prossimi anni. Secondo il CNEL, senza interventi strutturali, l’Italia rischia di perdere 2,5 milioni di occupati entro il 2035 a causa della sola dinamica demografica, portando il totale sotto i 21,5 milioni rispetto ai 24 milioni attuali. Questa prospettiva mette a rischio l’equilibrio del mercato del lavoro, già provato dal calo della natalità e dall’invecchiamento della popolazione. Il rapporto evidenzia che le giovani generazioni vivranno in un sistema economico inclinato verso dipendenti più maturi e un pericolo reale di stagnazione. Questo declino della popolazione impoverisce la forza lavoro della nazione e soffoca l’innovazione e la competizione con altre economie avanzate.
Per affrontare la crisi migratoria, Rosina sta promuovendo un ‘nuovo patto generazionale’ dove il protagonismo delle giovani generazioni è facilitato e l’appartenenza a percorsi comuni con le vecchie generazioni è incoraggiata. “Il peso degli squilibri demografici e del debito pubblico rischia di soffocare il futuro del Paese”, ha detto Rosina. “Vedo nell’investimento nelle nuove generazioni un elemento vitale per rilanciare l’economia e affrontare le sfide globali”.

Proposte

Tra le proposte chiave del Cnel, migliorare la transizione scuola-lavoro e incoraggiare la formazione lungo tutta la vita; integrare meglio lavoro, vita familiare e responsabilità sociali; promuovere politiche per attrarre giovani talenti e minimizzare la fuga dei cervelli.
Infine, Rosina ha sottolineato la necessità di creare un ambiente che valorizzi il capitale umano, che renderebbe l’Italia più attraente per i giovani, sia nazionali che stranieri.

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