David Lynch, acclamato artista surrealista che ha esplorato le ombre nascoste della normalità americana con opere come “Twin Peaks”, “Velluto Blu” e “Mulholland Drive”, è scomparso all’età di 78 anni. La sua famiglia ha confermato la notizia su Facebook, senza rivelare la causa del decesso. “Con grande tristezza annunciamo la morte di David Lynch – hanno scritto – Apprezziamo la privacy in questo momento. C’è un grande vuoto ora che non è più con noi, ma come diceva lui, ‘Concentrati sulla ciambella, non sul buco.’ È una giornata meravigliosa e luminosa”. Per quasi mezzo secolo, Lynch è stato una delle voci più audaci del cinema americano. Ha sfidato le convenzioni narrative con film come “Lost Highway” e “Inland Empire” e ha affrontato la fantascienza con “Dune” (1984) e il road movie “Una storia vera” (1999). “Twin Peaks” (1990-91) è stata una serie rivoluzionaria, una fusione di generi senza precedenti in televisione. “Velluto Blu” (1986) ha consacrato Lynch come uno dei registi più influenti, “Mulholland Drive” (2001) è considerato uno dei migliori film di sempre mentre “Inland Empire” è stato il suo ultimo film, circa 20 anni fa. E’ tornato a “Twin Peaks” nel 2017 con una miniserie su Showtime. Nato il 20 gennaio 1946 a Missoula, Montana. Lynch, inizialmente, aspirava a diventare pittore e si iscrisse alla School of the Museum of Fine Arts di Boston, poi alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts, dove realizzò il suo primo cortometraggio. Negli anni ’70, si trasferì all’American Film Institute Conservatory di Los Angeles, dove creò “Eraserhead”, un film che dopo aver diviso il pubblico è ora diventato un classico del cinema indipendente. In seguito, lavorò a “The Elephant Man” per la Paramount, basato sulla vita di Joseph Merrick. Il film fu accolto positivamente dalla critica e fu un successo commerciale, dimostrando il talento unico di Lynch nel rendere affascinante la sua sensibilità iconoclasta.