Dal senatore Riccardo Pedrizzi riceviamo una riflessione su ciò che definiamo “Paese”. Su come questo termine ad indicare l’Italia abbia dapprima scalzato “Patria” e “Nazione”, fino a diventare nella locuzione “questo Paese”, una sottolineatura negativa. La lettera indirizzata ad un giornale nazionale – dove si erano sviluppati punti di vista diversi – non ha trovato spazio in quelle colonne, così siamo lieti noi di riportare questa riflessione animata solo da uno spirito di partecipazione democratica alle idee della nostra Nazione.
“Caro Dottor Cazzullo,
leggo qualche giorno fa la sua risposta al Signor Gino Navacchia che lamenta che i politici intervistati ai vari talk-show si riferiscono spesso all’Italia, utilizzando la locuzione “questo paese”. Nella sua risposta lei tira in ballo la premier Meloni che, invece, avrebbe “scelto una narrazione opposta”, fornendo la rappresentazione di un’altra Italia fatta di categorie benemerite come “militari, medici, infermieri che continuano a fare il loro dovere”. Questo racconto – secondo lei, Dottor Cazzullo- dovrebbe essere fatto “da un leader di centrosinistra”. E perché? In pratica lei mette sullo stesso piano propagandistico sia chi sembra vergognarsi di “questo paese”, sia coloro che appartengono all’ala patriottico-sovranista. Non mi sembra generoso da parte sua, anche perché dovrebbe sapere molto bene che l’uso di questa locuzione,”paese”, è solamente l’effetto di un processo di carattere culturale che viene da lontano, essendo iniziato da quando per ragioni ideologiche e di parte furono eliminati nei testi scolastici, nel lessico giornalistico e nel parlare comune le parole “patria” e “nazione”, sostituite, appunto, con quella di “paese”, senza nemmeno la P maiuscola. Non c’è da meravigliarsi, dunque – come lei giustamente nota- che si sia verificato il passaggio successivo alla espressione “questo Paese. Come se l’Italia fosse altro rispetto a noi”.
Grazie per l’ospitalità ed auguri per il nuovo anno. Sen. Riccardo Pedrizzi”.