domenica, 5 Gennaio, 2025
Esteri

Raid israeliano sulla tendopoli di al-Mawasi, 11 morti e 15 feriti. L’ex ministro Gallant si dimette dalla Knesset

L'Autorità Palestinese sospende temporaneamente le trasmissioni di Al Jazeera

Secondo il sito web di Al Jazeera, raid israeliani nella Striscia di Gaza ieri hanno provocato 63 morti, di cui 12 nella cosiddetta “zona umanitaria” di al-Mawasi, nel sud della Striscia, mentre l’ennesimo neonato morto di freddo porterebbe il bilancio totale di vittime per ipotermia a otto. Nel raid su al-Mawasi, il capo della polizia di Hamas, Mahomud Salah, sarebbe rimasto ucciso insieme al suo vice, Hussam Shahwan.

Inoltre un attacco aereo israeliano nella zona umanitaria a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza ha colpito un centro di comando di Hamas all’interno dell’edificio del comune. Lo ha reso noto l’Idf, accusando Hamas di “violare sistematicamente il diritto internazionale, usando la copertura di rifugi, edifici e popolazione civile come scudo umano”. Secondo la stampa, nel raid sono morti in sei. Già la scorsa notte, in un attacco israeliano contro la zona umanitaria di Mawasi, a ovest di Khan Younis, era stato ucciso il capo della polizia di Hamas a Gaza, Mahmoud Salah, e il suo vice, Hussam Shahwan. In tutto erano morti in 11, tra cui anche tre bambini e due donne, e in 15 erano rimasti feriti, aveva riferito la tv Al-Aqsa, affiliata al gruppo militante palestinese.

Oggi a Doha nuovo round negoziati

Un nuovo round di negoziati per giungere a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e, contestualmente, alla liberazione degli ostaggi prenderà il via oggi a Doha in Qatar. Secondo quanto affermato da Musa Abu Marzouk, alto dirigente di Hamas, all’emittente qatarina ‘Al-Araby Al-Jadeed’, “C’è una grande possibilità che i negoziati abbiano successo questa volta”.

Yoav Gallant si è dimesso dalla Knesset

In un annuncio trasmesso in diretta dalla televisione israeliana, l’ex ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant ha affermato di credere ancora nel percorso e nei valori del suo partito, pur criticando alcune delle sue recenti politiche. Per questo, ha annunciato le sur dimissioni dalla Knesset pur rimanendo membro del partito Likud del primo Ministro Benjamin Netanyahu.

Gallant ha ricordato il suo ‘licenziamento’ da ministro della Difesa a novembre collegandolo alla questione dell’arruolamento e ha affermato che il suo sostituto, Israel Katz, e Netanyahu stanno lavorando per esentare gli ultra-ortodossi dall’Idf, cosa con la quale non può essere d’accordo. “Come sul campo di battaglia, così anche nel servizio pubblico, ci sono momenti in cui devi fermarti per valutare la situazione e scegliere il corso d’azione”, ha affermato, notando che il suo “viaggio non è ancora completo”.

L’Autorità palestinese sospende Al Jazeera

Il Sindacato dei giornalisti palestinesi ha dichiarato che diversi colleghi giornalisti hanno presentato denunce contro Al Jazeera Network a causa di una copertura mediatica distorta sulle sue piattaforme, tra cui incitamento, notizie fuorvianti e contenuti che fomentano la discordia interna. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa, Al Jazeera trasmette “materiale incitante” e “interferisce” negli affari interni della Palestina. secondo il media qatarino invece l’Autorità palestinese è stata irritata dalla copertura da parte di Al Jazeera degli scontri tra le forze di sicurezza e i combattenti della resistenza locale nella città di Jenin, nella Cisgiordania occupata. In un comunicato, l’emittente con sede in Qatar ha accusato l’Anp di cercare di ”nascondere la verità sugli eventi nei territori occupati, in particolare su ciò che sta accadendo a Jenin e nei suoi campi”.

Condanna di Al Jazeera e ONU

L’emittente si è detta ”scioccata da questa decisione, che arriva in un momento in cui la guerra contro la Striscia di Gaza è ancora in corso e le forze di occupazione israeliane prendono sistematicamente di mira e uccidono i giornalisti palestinesi”, e ha condannato la decisione dell’Autorità Nazionale Palestinese di sospendere le trasmissioni dell’emittente in Cisgiordania, sottolineando che la misura è ”in linea” con azioni simili intraprese da Israele.

La decisione dell’Anp di sospendere Al Jazeera in Cisgiordania in effetti è stata preceduta da un’analoga decisione da parte del governo israeliano che lo scorso maggio aveva approvato una legge per oscurare il canale tv e le sue piattaforme online, ordinare la chiusura degli uffici israeliani dell’emittente del Qatar e la confisca di tutte le attrezzature. Ogni 45 giorni la misura è votata di nuovo e finora ha sempre ottenuto la maggioranza.

Anche le Nazioni Unite hanno sollecitato l’Autorità nazionale palestinese (Anp) a revocare la sospensione di Al Jazeera. “Siamo profondamente preoccupati per la sospensione da parte dell’Autorità nazionale palestinese delle operazioni e dei reporter di Al Jazeera in Cisgiordania, in un contesto di preoccupante tendenza a reprimere la libertà di opinione ed espressione”. Lo scrive in un post su X l’ufficio per i diritti umani dell’Onu, invitando l’Autorità palestinese a “invertire la rotta e a rispettare i propri obblighi di diritto internazionale”.

Siria: maxi operazione di sicurezza a Homs, alawiti nel mirino

Intanto le forze di sicurezza siriane hanno dato il via a una “operazione di rastrellamento su vasta scala nei quartieri della città di Homs”, i cui obiettivi sono, secondo un comunicato, “criminali di guerra” e organizzatori delle proteste della minoranza alawita dell’ex presidente Bashar Al-Assad, ma anche “fuggitivi dalla giustizia, oltre a munizioni e armi nascoste”.

“Il Ministero degli Interni invita i residenti dei quartieri di Wadi al-Dhahab, Akrama a non scendere in piazza, a restare a casa e a collaborare pienamente con le nostre forze”, si legge in una dichiarazione.

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