Un uomo armato ha aperto il fuoco, mercoledì pomeriggio, in un ristorante a Cetinje, a 38 km a ovest di Podgorica, la capitale del Montenegro, uccidendo quattro persone. Successivamente, si è spostato in altre tre località, uccidendo altre sei persone, tra cui due bambini. Quattro persone sono rimaste gravemente ferite. Il ministro degli Interni, Danilo Saranovic, ha riferito che l’uomo è morto giovedì per ferite autoinflitte dopo un tentativo di suicidio. Identificato come il 45enne Aleksandar Martinovic, l’aggressore ha cercato di togliersi la vita vicino a casa sua dopo essere stato circondato dalla polizia. “Quando si è reso conto di non avere vie d’uscita, ha cercato di togliersi la vita. È morto durante il trasporto in ospedale”, ha dichiarato Saranovic alla rete nazionale RTCG. Martinovic aveva precedenti penali per possesso illegale di armi. Il direttore della polizia, Lazar Scepanovic, ha dichiarato che il sospetto era probabilmente sotto l’effetto dell’alcol al momento della sparatoria. Il primo ministro montenegrino, Milojko Spajic, ha detto che prima degli spari c’è stata una lite. La polizia ha escluso legami con la criminalità organizzata. Le sparatorie di massa sono rare in Montenegro. Nel 2022, sempre a Cetinje, un attacco simile aveva causato 11 morti. L’episodio ha scosso profondamente il paese di 605.000 abitanti. Spajic ha descritto l’accaduto come una “terribile tragedia” e ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Il presidente Jakov Milatovic si è detto “inorridito” dall’accaduto. Nonostante le rigide leggi sulle armi, i Balcani occidentali, composti da Serbia, Montenegro, Bosnia, Albania, Kosovo e Macedonia del Nord, sono ancora saturi di armi, prevalentemente risalenti alle guerre degli anni ’90.