L’inflazione di novembre rallenta, ma non per tutti. L’Istat ha rivisto al ribasso le stime preliminari: l’indice dei prezzi al consumo registra un aumento dell’1,3% su base annua, contro il +1,4% previsto inizialmente. Tuttavia, mentre il dato complessivo sembra stabilizzarsi, il costo del cosiddetto ‘carrello della spesa’ accelera, registrando una crescita del 2,3% su base annua, rispetto al +2% del mese precedente. L’indice nazionale dei prezzi al consumo ha segnato un decremento dello 0,1% su base mensile, confermando la dinamica di raffreddamento già osservata in ottobre. Ma la frenata non è uniforme: i prezzi dei beni energetici regolamentati, ad esempio, mostrano una forte accelerazione, passando dal +3,9% al +7,4% su base annua, influenzati in particolare dal costo del gas naturale nel mercato tutelato (+18,9%).
Al contrario, i beni energetici non regolamentati, come benzina e gasolio, continuano a registrare flessioni meno accentuate rispetto ai mesi precedenti, attenuando in parte il loro impatto negativo sull’inflazione generale.
Carrello della spesa e beni alimentari in crescita
Un capitolo cruciale per i consumatori è quello dei beni alimentari e dei prodotti di uso quotidiano. L’inflazione per il carrello della spesa, che include alimentari, prodotti per la casa e per la cura della persona, è salita dal +2% al +2,3%. Questo aumento riflette sia il rincaro degli alimentari non lavorati, come frutta e verdura (+3,8%), sia quello dei prodotti lavorati, come pane e pasta (+1,9%). In particolare, i vegetali freschi registrano un’accelerazione significativa, con un aumento annuo del 10,9%, mentre i prezzi della frutta fresca rimangono stabili ma crescono su base mensile del 4,1%.
Nel comparto dei servizi, i prezzi relativi ai trasporti mostrano un incremento annuale del +3,5%, trainati dal trasporto aereo passeggeri, che segna un aumento tendenziale del 5,6%. Anche il trasporto marittimo registra un’accelerazione notevole (+8%). I beni durevoli, invece, mostrano una dinamica opposta, con una flessione del -1,3% rispetto all’anno precedente. Questo calo è attribuito in parte alle promozioni del Black Friday, che hanno contribuito a ridurre i prezzi di apparecchi elettronici come smartphone e computer.
Il ruolo dell’energia nell’inflazione
L’aumento dell’inflazione a novembre è stato sostenuto principalmente dall’andamento dei prezzi energetici regolamentati, in particolare il gas naturale, che ha visto una crescita annua significativa (+18,9%). Anche l’energia elettrica nel mercato libero registra un rallentamento della flessione, pur rimanendo negativa (-13,2%). Questo andamento riflette le dinamiche del mercato globale dell’energia, influenzato da tensioni geopolitiche e dalla domanda stagionale.
L’inflazione acquisita per il 2024 si attesta a +1% per l’indice generale e a +2% per la componente di fondo, al netto di energia e alimentari freschi. Questa indicazione lascia intravedere un potenziale consolidamento del trend attuale nei prossimi mesi, sebbene il contesto resti incerto. Gli esperti sottolineano che il differenziale inflazionistico tra beni e servizi si è ridotto, scendendo a +2,6 punti percentuali dai +3,2 di ottobre. Questo cambiamento riflette un’inversione di tendenza per i prezzi dei beni, che tornano su valori positivi (+0,2% su base annua) dopo 12 mesi di flessioni.
Territori e differenze regionali
L’inflazione non colpisce allo stesso modo in tutte le aree del Paese. A livello territoriale, le ripartizioni del Centro e del Nord-Est mostrano un incremento maggiore rispetto alla media nazionale (+1,4%), mentre il Sud e le Isole registrano valori più contenuti (+0,8% e +1,1% rispettivamente). Tra le città, Bolzano guida la classifica con un tasso d’inflazione del +2,1%, seguita da Roma e Genova (+2%), mentre Aosta e Modena segnano variazioni più moderate (+0,8% e +0,7%).