Retribuzioni e contributi, con questi ultimi che salgono in percentuale più degli aumenti. È ciò che per la Confesercenti “desta sorpresa” dal momento, osserva la Confederazione: “che gli interventi attuati avrebbero dovuto portare a un esito opposto, ossia a una diminuzione del cuneo contributivo”. In questo contesto paradossale per le imprese, la ricetta che propone la Confesercenti è quella degli sgravi fiscali.
Recuperare il potere di acquisto
“I rinnovi contrattuali spingono le retribuzioni”, evidenzia la Confederazione degli esercenti, “Tra luglio e settembre di quest’anno l’Istat, segnala una crescita del +4,3% della componente retributiva del costo del lavoro, la più alta dal 2010”.
Un aumento in linea con le attese, e che per la Confederazione, “conferma lo sforzo profuso dalle imprese per consentire ai propri lavoratori di recuperare almeno parte del potere d’acquisto perso nel biennio 2022-23”.
Retribuzioni e oneri sociali
Cioè che invece appare come un controsenso è il paradosso tra retribuzioni e oneri sociali. “Desta sorpresa l’aumento rilevato per i contributi sociali, addirittura superiore a quello delle retribuzioni”, puntualizza la Confesercenti, “dal momento che gli interventi attuati avrebbero dovuto portare a un esito opposto, ossia a una diminuzione del cuneo contributivo”.
Servono gli sgravi
La Confederazione vede inoltre le crescenti difficoltà che assediano le piccole imprese ancora alle prese con una lunga crisi determinata da più fattori e tutti che vanno ad incidere sui ricavi che diminuiscono e le spese che aumentano.
“Nell’attuale contesto congiunturale segnato da un vistoso rallentamento della crescita e da una forte incertezza sul lato dei consumi”, osserva infine la Confesercenti, “è fondamentale mantenere la promessa di sgravio contributivo ed evitare che le imprese debbano subire un incremento del costo del lavoro per via fiscale”.