Quando Robbie Williams arriva in sala stampa togliendosi gli occhiali da
sole, si apre un sipario ideale sulla pop star e l’uomo, che si
rivelano con la stessa autenticità disarmante che ho appena visto nel
film. Parlo di “Better man”, il biopic su Robbie Williams che uscirà
nelle sale cinematografiche il primo gennaio. Il film racconta la storia
vera dell’ascesa fulminante, della drammatica caduta e della
straordinaria rinascita della superstar del pop britannico Robbie
Williams, uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi. Con la
visionaria regia di Michael Gracey (già regista di The Greatest
Showman), il film è raccontato in modo unico dal punto di vista di
Williams, facendo trasparire la sua caratteristica ironia e il suo stile
inimitabile. Ripercorre le tappe del successo di Robbie, dall’infanzia
al ruolo di più giovane componente dei Take That, la boyband che ha
sbancato le classifiche, fino agli ineguagliabili successi da solista
fuori da ogni record, affrontando al contempo le sfide che fama e
successo stratosferici possono portare con sé.
Fin dall’inizio del film, le immagini riescono a catturare lo spettatore
in modo avvincente, portando chi guarda incessanemente su un doppio
piano di osservazione: basso e alto, realtà e sogno.
Il ragazzino di dodici anni che canta nel salotto di casa porta negli occhi una visione
che diventerà la scala per il firmamento. Ma Robbie con questo film fa
di più, ci presta i suoi occhi, ci mostra come lui vede se stesso,
creando un punto di osservazione inedito, come sottolinea in conferenza
stampa: “Per me non è stato un problema spiegare chi sono e farlo con la
massima sincerità, perché io sono naturalmente su quest’onda. Non lo
trovo insolito, se non quando mi viene fatto notare, magari nell’ambito
di un intervista e a quel punto mi viene una crisi esistenziale su una
crisi esistenziale. Credo però che il pubblico riconosca questa
autenticità di cui c’è tanto bisogno e di cui siamo alla disperata
ricerca, perché non ci viene rimandata dai media nella misura in cui
vorremmo.”
Uno degli artisti musicali più premiati al mondo, Williams vanta sei dei
100 album più venduti nella storia britannica, la cifra enorme di 85
milioni di album venduti in tutto il mondo, 14 singoli al numero 1 e un
record di 18 BRIT Awards, più di qualsiasi altro artista. Ha ottenuto il
suo 14° album al numero 1 nel Regno Unito nel 2022 con ” XXV “, battendo
il record per l’artista solista con il maggior numero di album al numero
1 nel Regno Unito. Il suo totale di album in vetta alle classifiche nel
Regno Unito, tra quelli da solista e i dischi pubblicati con i Take That
ora ammonta a 19. Ciò lo colloca tra i primi due artisti di tutti i
tempi con il maggior numero di numeri 1 nel loro catalogo. Nel 2003, i
suoi concerti tenuti a Knebworth hanno attirato 375.000 fan in tre
serate, un record di presenze che deve ancora essere superato.
Così dice il regista:“L’abilità di Robbie di bilanciare la sua
esuberanza pubblica e il suo fascino sfacciato con gli aspetti più
intimi, imbarazzanti e spesso tumultuosi della sua vita ha offerto una
narrazione profondamente coinvolgente. Cosa ancor più importante, a
differenza di qualsiasi popstar che io abbia mai conosciuto, si è
impegnato ad affrontare questo progetto senza edulcorare la trama o
deificare se stesso. Le sue lotte e i suoi fallimenti hanno ricevuto la
stessa, se non maggiore, visibilità dei suoi trionfi. Questa
vulnerabilità guida il film e ci ha ricordato di essere ugualmente
audaci nella sua creazione. “
L’abilità narrativa, travolgente di Robbie si manifesta anche durante la
conferenza stampa, in cui più che rispondere alle domande, sembra
prenderle a pretesto per condurre i giornalisti dentro il suo
caleidoscopico mondo, mostrandosi senza pudori, quasi con un candore
anche nelle parti più ombrose, marce e a chi domanda perché nel film ha
le sembianze di una scimmia risponde:”Sono una scimmia? Ma veramente? In
realtà la scelta di questa rappresentazione è data dal voler mostrare
come io vedo me stesso e anche per discostarci dai tanti biopic anche un
po’ ripuliti che ci sono in giro. In tal senso il nostro film offre
davvero un punto di vista unico.”
L’idea di conferire l’immagine di una scimmia al protagonista si deva al
regista Michael Gracey” È una storia di ascesa alla fama, ma quello che la rendeva davvero
interessante era il modo in cui la raccontava. È molto bravo a ricordare
i dettagli. Quindi gli ho detto: ‘Dovresti scrivere queste storie’. A
quel punto, gli ho detto che la prossima volta che fossi stato a Los
Angeles, sarei andato da lui e avremmo registrato le nostre
conversazioni. Ed è quello che abbiamo fatto per 18 mesi. C’era sempre
un punto debole in cui il narratore in lui, l’artista in lui, amava
raccontare la vita che aveva condotto, e noi lo catturavamo in modo
crudo e molto informale”. Gracey ha iniziato a risentire le
registrazioni, mescolandole e montandole insieme per determinare se ci
fosse un arco narrativo. “Chiudevo gli occhi e immaginavo come potesse
essere il film”, ricorda Gracey. “E mi entusiasmava perché c’erano temi
universali. Come il fatto di seguire i propri sogni. Ma anche la
capacità di guardarsi allo specchio e amare ciò che si vede, ed essere
in grado di accettare la persona che si è. Rob era un ragazzo di
Stokeon-Trent, nel nord dell’Inghilterra, non è un genio della musica ma
ha ‘quella cosa’, qualunque cosa essa sia. E questo lo ha portato da
Stoke-on-Trent al mondo intero.”
La Lucky Red, in collaborazione con l’Auditorium Parco della Musica
Ennio Morricone, Fondazione Musica per Roma e Alice nella città, ha
realizzato per la presentazione di Better Man un evento unico: un red
carpet esclusivo nella Cavea prima della proiezione avvenuta in sala
Petrassi. Il pubblico ha poi assistito ad una magnifica performance
dal vivo di Robbie Williams e per concludere un Q&A con il regista
Michael Gracey e Robbie Williams moderato da Alessandro Cattelan