Mentre Bashar al Assad è in asilo a Mosca, il mausoleo di suo padre viene dato alle fiamme e le statue abbattute, anche il suo partito, Baath, al potere da oltre 50 anni, ha deciso di “sospendere tutte le attività del partito fino a nuovo ordine “consegnando armi e fondi rispettivamente ai ministeri dell’Interno e delle Finanze siriani. Intanto il nuovo governo ha annunciato la sospensione della Costituzione e del Parlamento per almeno tre mesi, e il nuovo leader, Abu Mohammed al Jolani, ha annunciato su X che sta lavorando “per sciogliere le forze di sicurezza del regime e chiudere le prigioni” al fine di fondare una nuova era basata “su giustizia e dignità”. E ha aggiunto: “Stiamo ora lavorando con organizzazioni internazionali per proteggere potenziali siti di armi chimiche”.
“Nuovo stato di diritto” e “aumento stipendi”
Cominciano inoltre a venire fuori gli orrori del regime. Migliaia di corpi sono stati rinvenuti in diretta ieri mattina vicino Damasco da giornalisti di al Jazeera. L’inviato inquadra sacchi di plastica bianca con resti di corpi con indicazioni di numeri. “È probabile che questi corpi provengano dalle prigioni politiche del regime, come quella di Sednaya”, afferma il giornalista. “Questo terreno è grande circa 5mila mq”.
Orrori da cui la nuova autorità intende allontanarsi. Il portavoce del Dipartimento degli affari politici, Obaida Arnaout, in un’intervista a al-Jazeera ha ribadito che i ribelli stabiliranno ”un nuovo Stato delle istituzioni e del diritto”. ”Non vogliamo che i paesi del mondo associno allo Stato islamico la rivoluzione. L’Isis è stato una pagina nera della storia siriana”. E le promesse non restano solo sul piano dei diritti: il premier incaricato siriano Muhammad Bashir ha annunciato che è sua intenzione aumentare gli stipendi dei dipendenti pubblici del 300% rispetto alla situazione disastrosa del regime di Bashar al Assad.
Ue e Usa speranzose, ma non certe
I paesi occidentali si sono dimostrati pronti a rivalutare la posizione diplomatica del nuovo potere siriano, pur mantenendo ancora dei dubbi legittimi. L’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas ha dichiarato alla Stampa che “Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane vedremo se si comporteranno come hanno annunciato. Il futuro della Siria per ora è abbastanza speranzoso, ma ancora incerto.” Per l’Ue, “non devono esserci né radicalizzazione né terrorismo – aggiunge – le minoranze non devono essere perseguitate, non dev’esserci una guerra civile. Siamo in stretto contatto con gli attori regionali e vedremo come impegnarci, il che è nel nostro interesse”.
Da parte sua il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha affermato; “Sono incoraggiato dal fatto che abbiano detto la cosa giusta ma ciò su cui dobbiamo concentrarci è se faranno la cosa giusta, inclusa la protezione delle minoranze”. Per questo, rispondendo a una domanda durante un’audizione alla Commissione Affari Esteri della Camera, Blinken ha ammesso di “non essere sicuro” che il nuovo potere mantenga la parola. Alla domanda se si aspetta che la Siria possa trasformarsi “in un’enclave terroristica”, Blinken ha risposto che gli Stati Uniti devono “fare tutto il possibile per evitarlo”.
Nuovi raid in Siria, ritirata dal Libano
Continua l’occupazione di Israele nella zona cuscinetto e sulle alture del Golan, mentre “gli aerei da guerra israeliani continuano a distruggere ciò che resta dell’arsenale militare siriano per il quarto giorno consecutivo dalla caduta del precedente regime”, nelle province costiere di Latakia e Tartus. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Gli attacchi di Israele in Siria sono stati condannati da diversi paesi, dagli Usa all’Iran.
In Libano invece l’Idf ha finalmente condotto il primo ritiro da una città nel sud del Libano e sono state sostituite dall’esercito libanese in base all’accordo di cessate il fuoco. “Questo è un primo passo importante nell’attuazione di una cessazione duratura delle ostilità e getta le basi per un progresso continuo”, ha dichiarato il generale Erik Kurilla del Comando Centrale degli Stati Uniti.
Verso accordo su ostaggi, primo si di Hamas
Il capo del Mossad David Barnea ha incontrato mercoledi a Doha il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, per discutere dell’accordo sugli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza e dei negoziati per il cessate il fuoco. La visita di Barnea in Qatar rientra negli sforzi per arrivare a colloqui diretti tra Israele e Hamas. L’obiettivo è quello di finalizzare un accordo prima dell’insediamento di Donald Trump.
Già ieri Hamas ha comunicato per la prima volta ai mediatori che accetterà di consentire alle forze israeliane di rimanere temporaneamente a Gaza dopo l’entrata in vigore di un accordo di cessate il fuoco. Secondo un report del Wall Street Journal, l’organizzazione jihadista ha inoltre fornito ai mediatori un elenco degli ostaggi, tra cui cittadini statunitensi, che rilascerebbe: fino a 30 prigionieri durante un periodo di cessate il fuoco di 60 giorni, in cambio della liberazione di detenuti palestinesi e dell’ingresso di più aiuti umanitari a Gaza.
Risoluzione ONU, cessate il fuoco immediato a Gaza
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto a stragrande maggioranza un cessate il fuoco immediato e incondizionato a Gaza, un appello simbolico respinto da Israele e dagli Stati Uniti. La risoluzione, adottata tra gli applausi con 158 voti favorevoli, 9 contrari e 13 astensioni, chiede “un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente” nonché “il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”, una formulazione simile al testo bloccato poche settimane fa al Consiglio di Sicurezza da un veto americano.