mercoledì, 22 Gennaio, 2025
Esteri

Guerra in Ucraina, Tusk: “Possibili negoziati questo inverno”

Varsavia prende un ruolo di primo piano nelle trattative. Cremlino: la guerra continuerà finché gli obiettivi di Putin non saranno raggiunti

Martedì il primo ministro polacco, illustrando una serie di incontri programmati ha dichiarato che i colloqui di pace sulla guerra in Ucraina potrebbero iniziare quest’inverno, marcando così un passo decisivo della volontà di Varsavia di svolgere un ruolo di primo piano nei trattati. La Polonia è stata uno dei più strenui sostenitori di Kiev. Il primo ministro Donald Tusk ha detto inoltre che Varsavia sarà fortemente coinvolta nei colloqui quando assumerà la presidenza di turno dell’Unione Europea il 1° gennaio. “Avrò una serie di colloqui che riguarderanno principalmente la situazione al di là del nostro confine orientale”, ha detto a una riunione di governo. “Come potete immaginare, la nostra delegazione sarà corresponsabile, tra le altre cose, di come sarà il calendario politico, forse di come sarà la situazione durante i negoziati, che potrebbero, anche se c’è ancora un punto interrogativo, iniziare nell’inverno di quest’anno”.

Tusk ha inoltre annunciato che il presidente francese Emmanuel Macron visiterà Varsavia giovedì per fare il punto sui colloqui con Donald Trump e Volodymyr Zelenskiy a Parigi, mente il primo ministro britannico Keir Starmer visiterà Varsavia nei primi giorni della presidenza polacca dell’Ue. Ha dichiarato di essere in costante contatto con gli alleati scandinavi e baltici di Varsavia: “Voglio davvero che la Polonia sia il Paese che darà il tono a decisioni che ci porteranno sicurezza e garantiranno gli interessi polacchi”, ha detto Tusk.

Kiev: adesione Nato e garanzie di sicurezza

“Uno dei temi all’ordine del giorno” nell’incontro previsto questo mese tra il presidente ucraino e i partner europei, “sarà certamente la questione che stiamo discutendo ora: di ottenere una domanda di adesione e la questione delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina fino all’ingresso nella Nato”, ha dichiarato Ihor Zhovkva, vice capo dell’ufficio del Presidente ucraino. Ha aggiunto che si discuterà anche di aiuti militari per l’Ucraina. “È assolutamente chiaro che la questione dell’adesione dell’Ucraina alla Nato, purtroppo, rimane per ora irraggiungibile. Cioè, finché l’aggressione russa contro l’Ucraina continuerà, finché non vinceremo noi. E quindi oggi… abbiamo bisogno di adeguate garanzie di sicurezza prima di aderire alla Nato”, ha detto Zhovkva.

Cremlino: la guerra continuerà finché gli obiettivi di Putin non saranno raggiunti

Putin ha chiesto all’Ucraina di abbandonare la sua ambizione di entrare nella Nato e di ritirarsi completamente dalle quattro regioni che la Russia ha rivendicato come proprie – condizioni che Kyiv ha respinto come equivalenti alla resa. “L’operazione militare speciale”, come viene definito il conflitto dalla propaganda russa, “terminerà quando tutti gli obiettivi fissati dal presidente e dal comandante in capo saranno stati raggiunti”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “Questi obiettivi possono essere raggiunti come risultato dell’operazione militare speciale o come risultato dei relativi negoziati”. Peskov ha dichiarato che al momento non sono in corso colloqui tra Mosca e Kiev perché “la parte ucraina rifiuta qualsiasi negoziato”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lunedì ha sostenuto la necessità di una soluzione diplomatica alla guerra e ha sollevato l’idea di un dispiegamento di truppe straniere in Ucraina fino all’adesione alla Nato.

Siria: così Erdogan ha umiliato Putin

Che cosa significa la caduta di Assad per Putin? secondo l’ex generale dell’Fsb Evgenij Savostyanov, rispondendo a una domanda del Corriere della Sera, “È soprattutto una colossale umiliazione personale, ricevuta in primo luogo da Recep Erdogan, che già lo aveva umiliato altre volte. Erdogan l’ha cacciato dal Caucaso del Sud, gli ha chiuso il Bosforo, lo ha fatto aspettare ai loro incontri. Il presidente turco è consapevole di quanto la Russia sia indebolita dalla politica ambiziosa di Putin”. E ha aggiunto: “Per Vladimir Putin, la Siria è il simbolo della sua autoaffermazione come leader globale. Ma per la Russia, la Siria è un inutile fardello che richiede un enorme dispendio di forze”. Benché sul piano militare e politico le conseguenze non siano molte, secondo l’ex generale “Se avesse potuto, Putin avrebbe salvato Assad. Ma oggi, impegnare qualunque risorsa in un altro scenario è quasi impossibile. Nel futuro immediato, il cambio di regime in Siria è invece vantaggioso per la Russia: si risparmiano mezzi, si può rinforzare il contingente in Ucraina”.

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