Ieri mattina i ribelli siriani hanno preso la località chiave di Qaryatayn, 160 km a nord-est della capitale Damasco, lungo la strada che collega Homs con la Badiya, dove sorge Palmira, al centro della Siria. Poche ore dopo i ribelli sono entrati anche aHoms e poi nel sobborgo di Jaramana, a Damasco, un settore a maggioranza drusa e cristiana. A riferirlo sono testimoni locali citati da agenzie: “decine di manifestanti nella piazza principale di Jaramana” hanno fatto cadere la statua dell’ex presidente siriano. Un altro testimone ha riferito di aver visto la distruzione della statua mentre passava per la piazza poco dopo. Dei video pubblicati su Internet mostrano giovani uomini che rovesciano la statua e cantano slogan anti-Assad.
Le forze governative siriane si sono ritirate dalla base aerea T-4, vicino Palmira, uno dei due aeroporti principali del paese insieme all’aeroporto internazionale di Damasco. Negli ultimi anni Israele ha attaccato più volte la base aerea T-4 dove, secondo l’intelligence, atterrano le compagnie aeree cargo iraniane che trasportano armi destinate a Hezbollah, prima di essere trasportate in Libano. L’esercito siriano ha annunciato inoltre un “riposizionamento” delle truppe nelle province meridionali di Daraa e Suwayda, dove “stanno creando un cordone di sicurezza dopo che elementi terroristici hanno attaccato posti di blocco remoti dell’esercito”, ha affermato il Comando generale dell’esercito e delle forze armate in una dichiarazione diffusa dai media statali.
Iniziati colloqui Iran-Russia-Turchia a Doha nel formato Astana
Intanto, a margine del Forum a Doha, i tre ministri degli esteri, Abbas Araghchi per l’Iran, Serghei Lavrov per la Russia e Hakan Fidan per la Turchia, si sono riuniti nel cosiddetto “formato Astana”, da una riunione del 2017 nella capitale del Kazakistan, che fu convocata per garantire il futuro equilibrio politico-strategico in siria, che i recenti sviluppi sembrano sovvertire completamente. Il ministro iraniano Araghchi, scrive l’ Irna, ha espresso il suo sostegno completo al governo siriano del presidente Bashar al Assad e ha accusato Israele e Stati Uniti di appoggiare i ribelli jihadisti che stanno imperversando, minacciando Damasco.
Tajani: “Aspettiamo riunione Doha verso soluzione politica, non militare”
Sabato il ministro degli esteri Antonio Tajani ha presieduto una riunione d’emergenza sulla Siria alla Farnesina: “L’obiettivo che sosteniamo è la soluzione poitica, non militare che permetta di garantire pace e stabilità in Siria, che è parte importante della stabilità in Medioriente. Abbiamo fiducia e sosteniamo il confronto in corso a Doha e ci auguriamo che da quell’incontro si possa trovare un accordo con una soluzione politica, che incoraggiamo tutte le parti a perseguire”. Sulla crisi in Siria c’è un “costante contatto” anche tra i partner del G7. “Aspettiamo la fine della riunione a Doha per passi avanti”.
“La nostra prima preoccupazione è la tutela degli italiani nel Paese, che sono tutti in contatto con la nostra ambasciata”, ha detto il vicepremier sottolineando che sono circa 300 gli italiani che vivono in Siria. “Alcuni sono riusciti a lasciare il paese”. La “situazione è assolutamente sotto controllo”, ma lancia “l’appello alle parti per la protezione dei civili e delle minoranze anche perchè rileva il ministro, ”bisogna scongiurare una crisi migratoria”
Idf manda altre truppe sul Golan. Riunione governo su Siria
L’ Idf ha annunciato che rafforzerà ulteriormente le alture del Golan, vicino al confine siriano, dove i ribelli sunniti stanno avanzando. Il governo – riferisce l’emittente pubblica Kan – dovrebbe riunirsi questa sera e anche domenica, poichè l’establishment della sicurezza teme che i ribelli raggiungano il sud della Siria, al confine di Israele sulle alture di Golan. Una fonte israeliana ha aggiunto: “le possibilità che l’esercito di Assad crolli sono aumentate”.
Usa: “Hezbollah è danneggiato, ma non distrutto”
L’inviato speciale americano per il Medioriente, Amos Hochstein, che ha guidato i colloqui per il cessate il fuoco in Libano, ha affermato che “ciò che sta accadendo ora in Siria crea una nuova debolezza per Hezbollah, perchè rende difficile il trasferimento di armi dall’ Iran, mentre Teheran si sta allontanando da Assad”. Ma ancora “Non abbiamo distrutto Hezbollah. Forse l’organizzazione non è abbastanza forte per attaccare Israele o sostenere Assad, ma non si è ancora arresa”, ha detto Hochstein. “Il collasso della Siria non è una sorpresa, ma le ultime due volte, due grandi potenze sono arrivate in suo aiuto”, perciò “Gli Stati Uniti devono intensificare il loro sostegno all’esercito libanese, e così dovrebbero fare tutti gli altri.” ha concluso.
Ripresi i colloqui sulla tregua a Gaza
I mediatori internazionali hanno ripreso i negoziati con Hamas e Israele per un cessate il fuoco a Gaza. Lo ha confermato un funzionario dell’ufficio politico di Hamas, Bassem Naim, aggiungendo che è fiducioso che un accordo per porre fine alla guerra sia raggiungibile. I negoziati si erano interrotti il mese scorso quando il Qatar aveva sospeso i colloqui con i mediatori di Egitto e Usa a causa della mancanza di progressi fra Israele e Hamas, ma negli ultimi giorni si è assistito a una “riattivazione” degli sforzi ha riferito Naim. Secondo quanto riporta il Times of Israel citando “due fonti a conoscenza della questione”, sono stati alcuni collaboratori di Donald Trump a chiedere al Qatar di richiamare i leader di Hamas che erano stati espulsi dal Paese presumibilmente, scrive la testata, su input dell’amministrazione Biden. “Le fonti – si legge – hanno riferito a Times of Israel che dopo che Biden ha richiesto l’espulsione dei leader terroristici, il team del presidente eletto ha sollecitato un’inversione di tendenza, ritenendo la mediazione di Doha fondamentale per raggiungere un accordo prima del 20 gennaio”.