“La mafia sempre impoverisce, sempre”. È con queste parole che il Papa ha lanciato ieri un appello forte e diretto durante il suo discorso alla Comunità dello Studio Teologico San Paolo di Catania, ricevuta in udienza nella Sala Clementina. Il Pontefice ha parlato delle sfide che la Sicilia e l’intero Paese devono affrontare, dall’emigrazione giovanile alle piaghe della criminalità organizzata, senza dimenticare il ruolo cruciale della cultura e della fede nel costruire un futuro migliore. Francesco ha puntato il dito contro la mafia, descrivendola come un freno allo sviluppo e una causa di impoverimento per le risorse della Sicilia: “Speculazione mafiosa e corruzione condannano le aree interne all’emigrazione dei giovani”, aggiungendo come queste dinamiche rendano più difficile costruire un futuro sostenibile.
L’appello ai giovani è stato chiaro: “Lavorate perché i giovani che vanno a studiare fuori tornino. Che la Sicilia non perda il sangue giovane”. La formazione e l’impegno civile, ha ribadito Bergoglio, sono strumenti essenziali per combattere la povertà e creare una società libera e trasparente.
La sfida dell’accoglienza
La Sicilia, crocevia di popoli e culture, è chiamata a essere un modello di accoglienza e integrazione, specialmente verso i migranti: “Vi esorto ad essere accoglienti e creativi nella fraternità,” ha aggiunto il Vescovo di Roma, invitando la comunità a integrare i migranti, inclusi quelli musulmani, in un dialogo costruttivo con le culture e le religioni del Mediterraneo: “Per favore, non spegniamo la speranza dei poveri, di quei poveri che sono i migranti”.
Francesco ha poi celebrato il valore della cultura siciliana, riconoscendo il contributo di grandi personalità come Verga, ma ammonendo contro la rassegnazione che talvolta emerge nei suoi personaggi, i “vinti”. “Non abbondate mai nella lamentela”, ha detto il Papa, invitando invece a “portare speranza e impegno” attraverso un dialogo con la cultura locale e le sue molteplici espressioni.
In questo contesto, il ruolo dello Studio Teologico San Paolo di Catania è centrale. Fondato nel 1969 come frutto del Concilio Vaticano II, l’istituto rappresenta un modello di comunione ecclesiale e formazione teologica che, ha sottolineato il Santo Padre, deve essere messo al servizio della società e dei poveri.
Un futuro di speranza
Il discorso si è concluso con un richiamo alla speranza e all’unità. Francesco ha esortato a guardare avanti con coraggio, seguendo l’esempio di figure come San Nicola, il santo che unisce Oriente e Occidente: “Non stanchiamoci di cercare forme adeguate per corrispondere pienamente alla preghiera di Gesù perché tutti siano una sola cosa”.
Affidando la Sicilia e la sua comunità alla protezione della Vergine Odegitria, il Papa ha infine rinnovato il suo invito a pregare per lui, ricordando che il cammino verso un futuro di giustizia e speranza è una responsabilità condivisa.
Ma ieri il Papa ha avuto anche un incontro con le Suore Carmelitane Messaggere dello Spirito Santo, durante il quale ha ribadito l’importanza dell’evangelizzazione e della preghiera come pilastri della vita consacrata. L’udienza si è svolta nella Sala del Concistoro, accogliendo le religiose provenienti dal Brasile e da altre parti d’Europa in pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Francesco ha ricordato alle suore che l’annuncio del Vangelo è una chiamata per ogni cristiano, citando San Paolo: “Guai a me se non annuncio il Vangelo”. Ha sottolineato che la missione evangelizzatrice deve raggiungere tutti, senza esclusioni”.
Il Santo Padre ha poi elogiato l’impegno delle Carmelitane nel celebrare il 40° anniversario della loro fondazione e nel rinnovare il loro impulso missionario durante il recente Capitolo Generale. Ha esortato le suore a continuare a testimoniare il Vangelo con la loro vita e il loro servizio, radicandosi nella preghiera e nella tradizione contemplativa carmelitana.