“Le tragedie lasciano tracce irreversibili, ma l’Italia non si arrende mai”. Sergio Mattarella, intervenuto ieri ad Alessandria in occasione del trentennale dell’alluvione del 1994, ha lanciato un avvertimento alla politica e alla società sulla necessità di una maggiore responsabilità nella gestione dell’ambiente. Il Presidente della Repubblica ha sottolineato come “periodicamente la natura presenti il conto”, spesso aggravato dalla “costante propensione dell’uomo a trascurare gli equilibri dell’ecosistema”. Il Capo dello Stato ha invitato quindi a non ripetere gli errori del passato, ribadendo che la prevenzione e la tutela ambientale sono doveri imprescindibili per evitare nuove tragedie. Durante la cerimonia, Mattarella ha salutato le autorità presenti – tra cui il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il Sindaco di Alessandria Giorgio Abonante e i rappresentanti locali – e ha reso omaggio alle vittime e al volontariato, simboleggiati dai monumenti cittadini: “Fare memoria non è solo un atto di sensibilità e rispetto, ma un’esigenza che richiama al senso di comunità e alla responsabilità di chi ha il compito di agire”, le sue parole.
Tristi numeri
L’alluvione del 1994 fu uno degli eventi più devastanti del Novecento in Piemonte. La piena dei fiumi Tanaro, Bormida e Belbo travolse quasi 300 Comuni, isolando ospedali e causando danni incalcolabili. Le cifre parlano da sole: 70 morti, 500 feriti, migliaia di sfollati e decine di migliaia di posti di lavoro persi. Le province di Cuneo, Asti, Alessandria, Torino e Vercelli furono le più colpite, con quattordici vittime ad Alessandria e a Varallo. Nel suo discorso, Mattarella ha voluto sottolineare che le tragedie non lasciano segni solo nei luoghi, ma anche nelle persone: “Dopo una catastrofe nulla è più come prima”, le sue parole, invitando a fare memoria non solo come atto di sensibilità, ma come impegno concreto per il futuro. Il Presidente ha poi colto l’occasione per rendere omaggio ai protagonisti della ricostruzione, ricordando figure come Marco Bologna, pioniere della Protezione Civile, e il vescovo Fernando Charrier, soprannominato ‘il vescovo con gli stivali’ per il suo impegno al fianco delle popolazioni colpite. Ha elogiato il ruolo della Protezione Civile, delle Forze dell’ordine, dei Vigili del fuoco e delle associazioni di volontariato, sottolineando come il sistema italiano di risposta alle emergenze sia un modello anche per altri Paesi. “Ma non possiamo limitarci a celebrare la capacità di intervento”, ha osservato. “Dobbiamo impegnarci a prevenire. Non basta mitigare le avversità, serve una visione adeguata per evitare che gli squilibri si perpetuino”.
Troppe tragedie
Mattarella ha citato altre tragedie ambientali che hanno segnato l’Italia: dal Polesine nel 1951, all’alluvione di Firenze nel 1966, alla tempesta Vaia del 2018, fino alle recenti inondazioni in Emilia-Romagna nel 2023. Eventi che, secondo il Presidente, devono spingere a riflettere sull’importanza della memoria e sull’urgenza di azioni concrete. Ha poi criticato l’abitudine di considerare ogni calamità come insolita: “Non possiamo continuare a evocare la straordinarietà degli eventi per giustificare la mancanza di visione a lungo termine”. Interventi imprudenti, come la riduzione delle aree di espansione naturale dei fiumi, hanno spesso aggravato i problemi, contribuendo alla desertificazione e aumentando i rischi per le comunità. La più alta carica dello Stato ha poi aggiunto nel suo discorso un messaggio di speranza e un richiamo alla responsabilità collettiva: “La salvaguardia degli assetti idrogeologici e la tutela ambientale sono alleate, amiche delle persone”, puntando sull’importanza di agire con saggezza e consapevolezza per garantire la sicurezza delle generazioni future. Mattarella infine ha elogiato lo spirito di solidarietà e coesione che l’Italia dimostra nelle emergenze, ma ha sottolineato che è necessario andare oltre, costruendo un modello di sviluppo sostenibile e resiliente: “Il rilancio delle zone colpite non è solo un interesse locale, ma nazionale”.