Quest’anno i casi di febbre dengue nelle Americhe hanno toccato quasi i 12 milioni, triplicando i 4,6 milioni dell’anno scorso. Una ricerca dell’American Society of Tropical Medicine and Hygiene ha analizzato l’effetto del clima su questa crescita, attribuendo un quinto dei casi all’aumento delle temperature. Il cambiamento climatico potrebbe far crescere i casi del 60% entro il 2050 con picchi del 200% in aree come Perù, Messico, Bolivia e Brasile. Gli esperti avvertono che il riscaldamento globale sta diffondendo malattie trasmesse da zanzare, come evidenziato da Mallory Harris dell’Università del Maryland. Negli USA e nei suoi territori, sono stati segnalati oltre 7.200 casi, raddoppiando l’anno scorso, il numero più alto dal 2013. A giugno, i Centers for Disease Control and Prevention hanno emesso un avviso sanitario, mentre a luglio sono stati segnalati 53 casi locali in Florida e 15 in California. Porto Rico ha dichiarato un’emergenza sanitaria a marzo con oltre 4.500 casi locali. La ricerca, ancora non pubblicata, ha analizzato dati su temperature e dengue in 21 paesi di Asia e Americhe per 11 anni, rilevando che le zanzare Aedes aegypti trasmettono il virus più efficacemente tra 20 e 27 gradi celsius. Anche con una riduzione delle emissioni, molti paesi vedranno un aumento dei casi. Harris suggerisce misure di mitigazione come vaccini e controllo delle zanzare. Il CDC ha sospeso la produzione dell’unico vaccino approvato per la dengue. Più della metà degli infetti è asintomatica, mentre il 2% dei casi gravi può causare complicazioni. La malattia è comune nelle zone tropicali umide dell’America Latina. Derek Cummings della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health ha sottolineato l’importanza della temperatura e la necessità di priorità a vaccini e gestione delle zanzare. Harris ha evidenziato che gli impatti del cambiamento climatico variano globalmente, con effetti significativi in regioni come Perù, Bolivia e Messico.