Le autorità cinesi hanno cercato di calmare l’indignazione pubblica, scaturita dal più grave omicidio di massa in Cina degli ultimi dieci anni, rimuovendo fiori e altre offerte da un memoriale improvvisato nella città di Zhuhai, nel sud della Cina, dove lunedì sera 35 persone sono state uccise quando un’auto ha colpito una folla vicino a un centro sportivo. Inizialmente, le autorità hanno dichiarato che l’autista era stato arrestato sul posto e che i feriti erano stati trasportati in ospedale, minimizzando l’incidente sui media statali cinesi. Solo 24 ore dopo è stato comunicato il numero delle vittime. Il presidente Xi Jinping ha ordinato di “profondere ogni sforzo” per curare i feriti e ha chiesto che il responsabile fosse “severamente punito secondo la legge”. Questo episodio si aggiunge a una serie di crimini violenti in Cina, un paese con poche possibilità di esprimere dissenso. Il Partito Comunista Cinese mette la stabilità sociale al primo posto. Ora teme che tali episodi possano riflettere le conseguenze di un rallentamento economico difficile da gestire. Lynette Ong, professoressa di politica cinese all’Università di Toronto, ha sottolineato che questi attacchi sono sintomi di una “società repressa”, strettamente controllata sotto Xi, che ha intensificato la censura online e mantenuto rigide misure “zero-Covid” per tre anni. Di fronte a traumi personali e difficoltà economiche crescenti, “le persone raggiungono il punto di ebollizione e commettono crimini violenti straordinari”, ha detto Ong. “La censura è molto comune dopo tali incidenti – ha detto Fang Kecheng, professore associato alla Chinese University of Hong Kong – poiché il governo vuole controllare la narrazione e preservare il sostegno al regime”. La Cina, con leggi severe sul controllo delle armi, si descrive spesso come uno dei paesi più sicuri al mondo. Secondo il People’s Daily, nel 2023, l'”indice di sicurezza pubblica nazionale” era superiore al 98% per il quarto anno consecutivo.