Riabilitata la memoria del vescovo salesiano Giuseppe Cognata costretto a lasciare l’allora diocesi di Bova in Calabria (poi accorpata a Reggio Calabria) perché vittima di una congiura. A dare notizia ufficiale della riabilitazione decisa dal Papa è stato il rettor maggiore dei salesiani, don Angel Artime, alla presenza della Superiora generale delle oblate del Sacro Cuore, madre Graziella Benghini. Proprio questo istituto fondato da monsignor Cognata fu all’origine delle calunnie.
Il prelato fu accusato di malversazioni e molestie alle religiose, alle quali aveva affidato compiti catechetici. Dopo un’inchiesta superficiale l’ex Sant’Uffizio lo ridusse allo stato di semplice prete, riaffidandolo alla congregazione fondata da don Bosco che lo destinò ad un esilio al Nord Italia, dove visse per lunghi anni nel silenzio e nella solitudine.
Nel 1962, San Giovanni XXIII lo reintegrò nell’Episcopato conferendogli una sede titolare, perché partecipasse al Concilio Vaticano II. In effetti i temi del Concilio gli erano congeniali perché monsignor Cognata, “da salesiano aveva a cuore la questione giovanile, in particolare i più poveri, con le problematiche connesse all’educazione ed alla cura della formazione integrale del gregge a lui affidato. La carità pastorale era il motivo della sua attività apostolica che svolse con intraprendenza e coraggio senza lasciarsi intimorire dalle contrade dissestate o dal cavalcare il dorso di un mulo per spostarsi da una periferia all’altra. Diocesi che aveva conquistato con il suo cuore di padre e l’attenzione propria del pastore”.
Purtroppo il clero locale, “oltre che scarso e insufficiente ai bisogni della popolazione, risentiva della mentalità e delle abitudini del posto: facili soprattutto la diffamazione, le malevoli insinuazioni, e certo spirito di rivalsa se non proprio di vendetta”, scrive don Luigi Castano nella biografia del vescovo, per il quale, dopo il decreto di Papa Francesco del 18 aprile, potrebbe ora essere avviata la causa di beatificazione.