Il Qatar ha sospeso temporaneamente il suo ruolo di mediatore nei negoziati per il cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas. Il Paese riprenderà il suo impegno quando entrambe le parti dimostreranno una reale volontà di negoziare. Questa decisione segue dichiarazioni di alti funzionari statunitensi, che affermano che Washington non tollererà più la presenza di rappresentanti di Hamas in Qatar, accusando il gruppo di aver respinto le proposte per concludere il conflitto a Gaza. Hamas, presente a Doha dal 2012, nega la chiusura del suo ufficio politico su richiesta degli USA e insiste sulla fine totale della guerra e il ritiro delle truppe israeliane da Gaza. Israele è stato anch’esso accusato di respingere proposte di accordo. L’ex ministro della Difesa Yoav Gallant ha criticato il primo ministro Netanyahu per aver rifiutato un accordo di pace contro il parere dei suoi esperti di sicurezza. L’Iran potrebbe essere un’opzione per la nuova base di Hamas, anche se comporterebbe rischi significativi. La Turchia, tuttavia, appare come una scelta più sicura, con diversi leader di Hamas già presenti a Istanbul. Gli Stati Uniti sono sempre più critici nei confronti della gestione israeliana del conflitto, avvertendo di possibili conseguenze politiche se Israele non consentisse ulteriori aiuti umanitari a Gaza. La relazione tra Biden e Netanyahu si è deteriorata, con Washington che chiede miglioramenti umanitari per i palestinesi. Tuttavia, l’amministrazione uscente sembra avere poca influenza sul governo israeliano, e la futura presidenza di Donald Trump potrebbe portare a un approccio più favorevole a Israele. Resta da vedere se la pressione su Hamas porterà a qualche risultato, con il Qatar che potrebbe giocare un ruolo cruciale nel processo.