La manovra 2025 non risponde alle necessità urgenti della sanità pubblica italiana: questo il duro monito di Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, durante l’audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. Cartabellotta ha espresso forte preoccupazione per l’insufficienza delle risorse stanziate, che, secondo la Fondazione, mettono a rischio la sostenibilità e l’universalità del Servizio sanitario nazionale. “Non possiamo permetterci che la sanità diventi terreno di scontro politico – ha dichiarato – servono soluzioni concrete e un finanziamento adeguato del Fondo sanitario nazionale”. La Fondazione ha posto l’attenzione sull’art. 47 della manovra, intitolato ‘Rifinanziamento del Fabbisogno Sanitario Nazionale Standard”, il cui titolo, secondo Cartabellotta, potrebbe risultare fuorviante. “Si riportano solo gli incrementi cumulativi del Fsn, anziché indicare esplicitamente gli importi annuali aggiuntivi, dando un’immagine distorta delle risorse effettive”, ha spiegato il Presidente, suggerendo di rinominare l’articolo per maggiore chiarezza.
L’aumento previsto per il 2025 è di soli 2,5 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi ereditati dalla Manovra 2024, portando il Fondo a 136,5 miliardi di euro, un incremento minimo dell’1% rispetto al 2024. Negli anni successivi, l’incremento si riduce ulteriormente, arrivando a percentuali risibili come lo 0,4% nel 2027 e lo 0,8% nel 2030. “In termini di Pil, il Fsn cala dal 6,12% del 2024 al 5,7% nel 2029, segnando un minimo storico. Questo calo rappresenta una chiara disattenzione alla sanità pubblica, una tendenza negativa che prosegue dal 2012”, ha aggiunto Cartabellotta, evidenziando come durante la pandemia questa crisi fosse stata solo temporaneamente mascherata dai finanziamenti straordinari.
Misure previste e fondi
Un’analisi più approfondita dell’art. 47 della manovra rivela un preoccupante divario tra i costi stimati delle misure sanitarie e le risorse stanziate. Gimbe calcola che il costo complessivo delle misure ammonta a oltre 21 miliardi di euro tra il 2025 e il 2030, a cui vanno aggiunti i 7,6 miliardi per i rinnovi contrattuali del personale sanitario. Ma la Manovra stanzia solo 10,2 miliardi, lasciando un “buco” di quasi 19 miliardi. “Questo disavanzo graverà sulle Regioni, che, per mantenere i servizi, potrebbero essere costrette a tagliare le prestazioni o aumentare le imposte”, ha aggiunto Cartabellotta che ha inoltre evidenziato la mancanza di fondi per misure cruciali, come un piano straordinario di assunzioni per medici e infermieri e l’eliminazione del tetto di spesa per il personale, fondamentale per fronteggiare l’emorragia di professionisti verso il settore privato o l’estero. Tra le criticità sollevate, anche l’assenza di risorse per ridurre il “payback” sui dispositivi medici e per colmare il deficit di spesa farmaceutica, che continua a pesare sull’industria e sull’accesso ai farmaci innovativi.
Le proposte
La Fondazione ha presentato alcune proposte concrete per il rifinanziamento del Ssn, ispirate al report Ocse del gennaio 2024 sulla sostenibilità dei sistemi sanitari.
Cartabellotta ha suggerito di aumentare le risorse riallocandole da altri capitoli di spesa pubblica e di introdurre “tasse di scopo” su prodotti nocivi per la salute, come sigarette, alcool e bevande zuccherate, oltre che sugli extra-profitti delle multinazionali. Inoltre, ha proposto una revisione dei Livelli essenziali di assistenza e una riforma della sanità integrativa per ridurre la spesa out-of-pocket e agevolare le partnership pubblico-privato. Un ulteriore suggerimento è l’avvio di un Piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze per massimizzare l’efficacia della spesa sanitaria, affiancato da un incremento progressivo del Fsn che garantisca un tasso di crescita stabile e superiore alla media storica, senza dipendere dai cambiamenti governativi. Cartabellotta ha concluso il suo intervento richiamando la classe politica alla responsabilità: “È ora di abbandonare proclami e promesse irrealistiche. La sanità non può essere un terreno di scontro politico, ma richiede una strategia di lungo periodo per garantire il diritto universale alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione”.