Le autorità iraniane hanno arrestato un giornalista iraniano-americano, Reza Valizadeh, che in passato aveva lavorato per un’emittente finanziata dagli Stati Uniti. L’arresto, confermato dal Dipartimento di Stato USA, è avvenuto durante le celebrazioni del 45° anniversario della presa dell’ambasciata americana in Iran. La notizia arriva dopo le minacce del leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, di una “risposta schiacciante” a Stati Uniti e Israele. Valizadeh, ex dipendente di Radio Farda, aveva segnalato a febbraio che i suoi familiari erano stati arrestati per costringerlo a tornare in Iran, mentre ad agosto, aveva insinuato di essere tornato. In un messaggio, Valizadeh ha scritto di essere arrivato a Teheran a marzo 2024, senza alcuna garanzia di sicurezza, e ha menzionato un individuo del Ministero dell’Intelligence iraniano. Si dice che Valizadeh sia stato arrestato al suo arrivo in Iran e poi rilasciato, solo per essere nuovamente incarcerato e inviato alla prigione di Evin, dove affronta un processo presso la Corte Rivoluzionaria. Il Dipartimento di Stato ha espresso preoccupazione per la pratica iraniana di detenere cittadini stranieri per motivi politici, definendola crudele e contraria al diritto internazionale. L’Iran non ha confermato la detenzione di Valizadeh. Fin dalla crisi dell’ambasciata USA del 1979, l’Iran ha usato i prigionieri occidentali come pedine nei negoziati. Recentemente, cinque cittadini americani sono stati liberati in cambio di cinque iraniani e 6 miliardi di dollari in beni congelati. Nel frattempo, l’Iran ha celebrato l’anniversario della presa dell’ambasciata con manifestazioni in diverse città. Il generale Hossein Salami ha ribadito l’impegno di armare il Paese e i suoi alleati contro i nemici. A Teheran, migliaia di persone hanno scandito slogan contro l’America e Israele. La folla ha espresso sostegno ai palestinesi, mostrando immagini di leader militanti alleati dell’Iran come Hassan Nasrallah e Yahya Sinwar.